Entro il 2100 sott’acqua interi tratti di costa sarda: allarme della Società geografica italiana
Presentato il rapporto “Paesaggi sommersi” sugli scenari futuri legati al cambiamento climatico a cui ha partecipato l’università Cà Foscari di Venezia
Sassari Non è un racconto di fine del mondo, piuttosto un invito a guardare in faccia la realtà. Il diciassettesimo Rapporto della Società Geografica Italiana, “Paesaggi sommersi”, presentato oggi 28 ottobre a Roma, chiede a chi governa di non cedere al catastrofismo, ma di agire con equilibrio. L’Italia rischia di perdere circa il 20% delle sue spiagge entro il 2050 e il 45% entro il 2100. E in questa mappa del rischio c’è anche la Sardegna. A ridisegnare le coste ci stanno pensando l’innalzamento del livello del mare, allagamenti temporanei o permanenti, erosione, pressione demografica e urbanistica.
La mappa del rischio in Sardegna
Nell’isola la mappa del rischio ha già bordi nitidi: tra le aree più esposte figurano Cagliari e Oristano. L’asticella dell’emergenza si alza anche fuori dalla Sardegna, ma la lezione vale per tutti: in primo luogo l’Alto Adriatico. In misura minore, la costa pugliese intorno al Gargano e diversi tratti tirrenici tra Toscana e Campania.
Non solo spiagge
Non è solo una questione di bellezza, natura e paesaggio. Traballano pezzi del sistema-Paese. Secondo il rapporto della Società Geografica italiana è a rischio la metà delle infrastrutture portuali, più del 10% delle superfici agricole, molte paludi e lagune, le aree “anfibie” come il Delta del Po e la Laguna di Venezia.
La dimensione umana del problema
C’è un numero che racconta la dimensione umana dello scenario: 800 mila persone vivono in territori che potrebbero finire sotto il livello del mare. Il rapporto avverte che la crisi climatica peserà in modo particolare sulle aree agricole costiere, andando ad accelerare la salinizzazione dei suoli, e sui litorali urbanizzati, dove il consumo di territorio continua a correre.
Cambio di rotta
Secondo il geografo Stefano Soriani, professore di Geografia economico-politica all’Università Ca' Foscari Venezia, che ha partecipato alla redazione del Rapporto, serve un cambio di rotta nella manutenzione del territorio: «Bonifiche, urbanizzazione, infrastrutturazione, abusivismo: abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente dinamico e instabile, in una linea di costa rigida e quindi fragile e vulnerabile. È ora indispensabile un cambiamento profondo dei regimi di gestione e pianificazione costiera, oltre che una ineludibile ma affatto scontata presa d'atto della centralità della 'questione coste' e della necessità di una sua ricomposizione a scala nazionale».
