La Nuova Sardegna

Sassari

Il dopo chimica divide la Cgil, Delogu lascia

Gianni Bazzoni
Il dopo chimica divide la Cgil, Delogu lascia

Il segretario della Filcem si dimette dal direttivo provinciale: «Il declino industriale è un male assoluto»

01 luglio 2009
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PORTO TORRES. Sono 400 i milioni di euro che mancano all'appello per le bonifiche ambientali dei siti industriali sardi. L'ha sottolineato ieri Giulio Calvisi, deputato del Pd, che l’altra mattina ha sollevato il problema nell’incontro con la commissione Attività produttive.
Il dato corretto è stato riproposto dal parlamentare sardo dopo che - nella fase di confronto con la commissione impegnata in una lunga giornata di audizioni - il dato era trapelato in maniera non corretta.
«Sì - ha spiegato Calvisi - il Cipe ha destinato 400 milioni di euro esclusivamente per la bonifica e la riqualificazione ambientale dei siti industriali sardi con la delibera 166 del 2007. Si tratta di fondi Fas del periodo 2006-2013. Il problema è che quei fondi sono stati trasferiti altrove (risanamento Alitalia) e non sono più rientrati».

La situazione di cui ha preso atto la commissione parlamentare presieduta da Andrea Gibelli (Lega) - ne fanno parte Catia Polidori (Pdl), Ludovico Vico (Pd), Laura Proner (Pd), Paolo Fadda (Pd), Antonio Mereu (Udc) e Amalia Schirru (Pd) - è abbastanza grave e con livelli di complessità elevati. Per quanto riguarda Porto Torres, l'Eni ha già annunciato la chiusura con il Piano industriale presentato al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e, proprio ai parlamentari in missione nel nord Sardegna, ha ribadito le criticità dello stabilimento turritano. Si tratta indubbiamente della crisi più drmmatica vissuta dal momento del suo insediamento. E la situazione non è slegata dal contesto generale della Sardegna: se si fanno i conti con la fuga delle multinazionali, con il polo tessile nuorese che quasi non esiste più e se dovesse venire meno la presenza di Equipolimers, «Ottana tornerebbe a essere - hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil - come era prima delle decisioni della Commissione Medici». Il contributo della Sardegna alla crisi globale è stato di 30mila posti di lavoro persi in pochi mesi nei settori dell'industria, dell'edilizia, dell'agricoltura e dei servizi. Per questo si va allo sciopero dell'Industria del 10 luglio e già si pensa allo sciopero generale. Si attende il tavolo a Palazzo Chigi e si spera che per le bonifiche si possa ottenere un percorso privilegiato con la nomina di un commissario che potrebbe anche essere il presidente della Regione.

Intanto il confronto non facile sulla crisi dell'industria e sulla necessità di avviare un nuovo sviluppo, ha aperto un dibattito critico all'interno della Cgil di Sassari, dove non mancano le prese di posizione polemiche. Il segretario della Filcem Pierfranco Delogu ha rassegnato le dimissioni dal direttivo provinciale. Una scelta assunta «perché non si confondano i desideri dei singoli con la linea della Cgil che indica da tempo il declino industriale con un male assoluto per il Paese, magari non facendo abbastanza (ma non dipende solo dal sindacato) per farlo capire agli interlocutori, ma convinta delle proprie ragioni». Delogu spiega che «la Filcem-Cgil, pur prendendo atto del fatto che il percorso non ha sortito finora gli effetti sperati, sostiene che la parola fine non è scritta. Perciò non è disponibile a elaborare lutti perché non ci sono morti, ma malati gravi da curare. E questo è il momento per serrare le fila con la partecipazione convinta allo sciopero del 10 luglio per chiedere al Governo una svolta nella gestione delle politiche industriali».
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