La Nuova Sardegna

Sassari

La scure della Bper sulle banche sarde

di Silvia Sanna
La scure della Bper sulle banche sarde

Quasi 500 dipendenti in eccesso tra il Banco di Sardegna e la Banca di Sassari, prevista la riduzione delle funzioni

14 luglio 2012
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SASSARI. Guai a chiamarli esuberi, meglio il più rassicurante termine “eccedenze”: sono 1100, è questo il numero complessivo di dipendenti sul quale ragiona il piano industriale elaborato dal gruppo Bper – Banca popolare dell’Emilia Romagna, che racchiude Banco di Sardegna e Banca di Sassari –, per recuperare efficienza, ottenere migliori performance e trasformarsi, entro la fine del 2014, in “Grande Bper”. Dei 1100 “eccedenti”, la fetta più grossa sta in Sardegna: 492 lavoratori, distribuiti tra Banco di Sardegna (435) e Banca di Sassari (57). Basta questo dato per capire quanto siano centrali, nei progetti del gruppo Bper, i futuri assetti dei due istituti di credito sardi. Ai quali però, all’interno del complesso e dettagliato piano industriale, sono dedicate appena due pagine. Dei 1100, 450 sono considerati esuberi a tutti gli effetti: usciranno dal gruppo entro due anni e non saranno sostituiti. Nessun licenziamento: molti dei 450 dipendenti andranno in pensione perché hanno maturato i requisiti, oppure saranno incentivati a farlo. Gli altri 650 saranno ricollocati, in uno scenario che apre le porte alla mobilità.

I progetti. Il piano industriale approvato a marzo dalla dirigenza emiliana prevede il ridimensionamento dei due istituti di credito isolani, con la riduzione del personale e delle funzioni. Ma anche la cancellazione di alcune insegne del Banco di Sardegna nella Penisola, con le filiali che passerebbero alla capogruppo Bper. E, nell’isola, l’accorpamento di alcuni sportelli Banco di Sardegna-Banca di Sassari per evitare sovrapposizioni territoriali. Una cura dimagrante che non piace ai sindacati, allarmati per il futuro degli attuali dipendenti e per la perdita di autonomia che l’applicazione del piano industriale sancirebbe. L’amministratore delegato del gruppo Bper, Luigi Odorici, parla di abbandono del “modello federale” seguito sino a questo momento: il cambio di rotta si tradurrà nella chiusura di sportelli poco “performanti”, una cinquantina complessivamente, e nella fusione all’interno della capogruppo di alcune banche controllate. La prima a essere inglobata sarà Meliorbanca, che entro novembre diventerà una divisione specializzata. A seguire, entro giugno 2013, toccherà ad altri tre istituti: la Popolare di Aprilia, la Popolare di Lanciano e Sulmona, la Cassa di risparmio dell’Aquila.

In Sardegna. Nell’isola il futuro si chiama “Banca rete”. Significa che Banco di Sardegna e Banca di Sassari potrebbero perdere le funzioni di back office, cioè tutte le lavorazioni che non si svolgono a diretto contatto con la clientela. Tradotto: gli sportelli resteranno operativi, l’autonomia sul fronte delle erogazioni sarà mantenuta. Ma le pratiche amministrative e la contabilità passeranno alla Bper service, società consortile nata nel 2009 che ha sede a Modena e diverse filiali, tra le quali una a Sassari. Qui, come nelle altre sedi, sarà trasferita una quota corposa delle eccedenze. In particolare, il piano industriale prevede che 400 delle 650 risorse da ricollocare siano utilizzate per il potenziamento della macchina operativa del back office. Secondo i primi calcoli, in Sardegna alla fine del 2014 saranno 129 i bancari che avranno maturato i requisiti per andare in pensione: per i rimanenti 363 dovrà essere individuata una nuova funzione, ma è possibile che almeno una parte di questi trovi un accordo con l’azienda per andare via in anticipo.

La ridistribuzione. Oltre al potenziamento del back office attraverso il dirottamento di 400 organici, il piano industriale del gruppo Bper indica altri tre percorsi nei quali indirizzare le risorse giudicate in eccesso all’interno degli istituti di credito. Nel dettaglio, 100 dipendenti saranno destinati al potenziamento funzione business, altri 100 a funzioni di controllo staff, 50 lavoreranno di supporto all’espansione territoriale (cioè al processo di acquisizione da parte di Bper delle banche al momento controllate).

La trattativa. Il gruppo detta tempi stretti ma la trattativa con le forze sindacali è appena alle battute iniziali. I rappresentanti isolani hanno da subito manifestato preoccupazione per un progetto complessivo che – se attuato così come prospettato dalla dirigenza – si tradurrebbe in un pesante ridimensionamento per i due istituti di credito che in Sardegna danno lavoro a circa 4200 persone, più di un terzo dell’organico complessivo del gruppo Bper (11996 dipendenti). I segretari di Dircredito, Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cigl, Ugl e Uilca annunciano battaglia contro l’ennesimo scippo e si chiedono come sia possibile che “un futuro così possa essere deciso dalla Bper che detiene il 51 per cento delle azioni pagate con le proprie obbligazioni”. Per questo chiamano a raccolta tutti i sardi, gli amministratori del Banco e soprattutto la Fondazione Banco di Sardegna, che ha in mano il restante 49 per cento del capitale azionario.

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