La Nuova Sardegna

Sassari

«Un tavolo politico per il territorio»

di Vannalisa Manca
«Un tavolo politico per il territorio»

I sindacati confederali e il presidente della Provincia chiedono che la Regione rilanci il confronto con il Governo

31 agosto 2012
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SASSARI. Il Sulcis vive una situazione drammatica, e dal Sassarese si manifesta massima preoccupazione e grande solidarietà. Ma anche il Nord Ovest della Sardegna è massacrato da una crisi senza molti precedenti storici. Lo dicono Cgil, Cisl e Uil che chiedono un tavolo politico per la reindustrializzazione nel Sassarese e lo ribadisce la presidente della Provincia Alessandra Giudici che lancia un appello alla Regione perchè intervenga in questa parte dell’isola che sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia.

Alessandra Giudici ieri ha inviato una lettera al presidente della Regione Ugo Cappellacci, nella quale chiede che si apra con urgenza la vertenza del Nord Ovest della Sardegna, ricordando che il confronto con il governo deve essere l’occasione per chiedere e ottenere strumenti urgenti e straordinari attraverso cui accompagnare il territorio della provincia, oltre le secche di una crisi senza alcun precedente. «Ma il discorso - scrive il presidente Giudici - vale anche per il resto della Sardegna, al di là di inutili campanilismi e controproducenti guerre fratricide». Il lavoro che manca, l’industria che scompare: la Regione non può dimenticare le emergenze sparse per l’isola, e deve scongiurare che il declino delle attività produttive e industriali trascini nel baratro l’intera economia sarda. Ecco perchè la presidente Giudici richiamaCappellacci alle proprie responsabilità: da Cagliari non si vedono segnali di apertura verso questo territorio e bisogna invece recuperare la possibilità di lavorare «tutti insieme per il bene di un’area che non chiede favori o corsie preferenziali, ma esige la stessa dignità e le stesse cure del resto della Sardegna».

Si deve, quindi, aprire subito un tavolo politico per la reindustrializzazione del Sassarese, avviare una trattativa istituzionale con lo Stato e il Governo, ribadiscono i segretari confederali Antonio Ruda (Cgil, Gavino Carta (Cisl e Giuseppe Macioccu (Uil). Gli impegni presi non sono stati ancora attuati, dicono, occorre individuare nuovi investimenti per il petrolchimico in quanto la sola prospettiva della chimica verde «non basta a ricreare le condizioni di reindustrializzazione di un sito che va bonificato e rilanciato con altre attività ad alto valore aggiunto, in grado di promuovere l’occupazione».

C’è poi da sciogliere il nodo del quinto gruppo di produzione di energia elettrica a Fiume Santo: «Si devono aprire i cantieri oppure E.On. se ne vada», dice il sindacato senza mezzi termini. Bisogna impegnare le maestranze escluse dai cicli produttivi, iniziando dall’indotto del petrolchimico e comprendendo gli operai della Vinyls. Il sindacato organizza un coordinamento per una gestione unificata delle singole vertenze, che confluiranno in una piattaforma regionale, da portare sui tavoli romani.

La vertenza Fiume Santo è anche al centro di un documento diffuso dal consigliere regionale Massimo Mulas (Upc): «Fiume Santo è sito strategico per l’isola e deve rappresentare una priorità nell’agenda politica». Non solo, priorità assoluta sono anche le bonifiche di Porto Torres e Mulas avverte: «Prima dell’Ilva il governo pensi al disastro che una sua azienda, l’Eni, ha compiuto».

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