La Nuova Sardegna

Sassari

È il Vermentino l’arma dell’isola per l’export

di Pasquale Porcu
È il Vermentino l’arma dell’isola per l’export

Occhi puntati su India, Cina, Giappone e sugli altri mercati dell’Estremo Oriente. E Argiolas scommette sul Turriga che quest’anno celebra i suoi vent’anni

09 aprile 2013
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VERONA. Dopo l’apertura ufficiale di domenica, ieri, di fatto, era la prima vera giornata di Vinitaly. Nel senso che in Fiera erano presenti soprattutto operatori . Sono loro che hanno fatto capire quale sia lo stato del vino italiano nel mondo. Molto interesse anche per i vini della Sardegna, anche se in molti casi l’interesse non si è tradotto, in maniera automatica, in contratti commerciali.

«Gli anni scorsi, gli operatori– dice Antonio Posadinu della Sella & Mosca– ci chiedevano novità. Quest’anno ci chiedono, se fosse possibile con maggore forza che in passato, qualità. Il quadro che emerge anche da questa edizione di Vinitaly conferma le difficoltà del mercato interno; dalla ristorazione ai consumi domestici. Necessario, perciò, puntare di più sull’estero. Sarà interessante, a questo proposito, vedere quel che accadrà all’Expò di Bordeaux tra qualche settimana».

«Vermentino, vermentino, vermentino– dice Tino Demuro delle vigne Surrau di Arzachena– gli operatori che vengono da noi hanno una sola idea in testa. Vogliono il vino bianco simbolo della Gallura e della Sardegna tutta. Molti operatori ci conoscono già, anche grazie ai Tre Bicchieri che ci ha assegnato il Gambero Rosso. Anzi proprio col Gambero tra un paio di giorni andremo in Brasile a promuovere i nostri vini. E sempre dall’estero sono venuti, soprattutto, in questo Vinitaly 2013 i migliori contatti: Russia ed Estremo Oriente».

I mercati esteri sono anche in cima ai pensieri della cantina Argiolas di Serdiana(«Molto Nord America e Canada», dice Valentina Argiolas), che quest’anno a Vinitaly celebra i venti anni del suo vino principe, il Turriga. Proprio al Turriga sono legate alcune manifestazioni importanti dell’azienda, da una operazione per l’uscita delle edizione speciale del vino insieme al musicista Paolo Fresu, allo stilista Antonio Marras e allo scrittore Marcello Fois alla tripla degustazione verticale del vino nello stand Argiolas

Piacevolmente sorpreso dell’interesse manifestato per la la sua azienda, Unmaredivino, Gioacchino Sini di Berchidda. «Forse contribuisce anche la postazione in cui ci troviamo quest’anno– dice– ma siamo stati letteralmente invasi dagli operatori stranieri: dal Nord Europa agli Stati Uniti. Ora dobbiamo lavorare per trasformare quei contatti in contratti. I nostri vini sono piaciuti e non solo il Vermentino di Gallura». Piero Delogu è alla sua seconda esperienza di Vinitaly:poche etichette ma di grande prestigio create nei vigneti che sorgono tra i comuni di Alghero e Sassari, con la consulenza di Piero Cella. «Stiamo lavorando– dice Delogu– per migliorare la nostra posizione nei mercati della Svizzera, del Brasile e perfino il Perù dove siamo già presenti. Anche dal nostro pur modesto punto di osservazione, tuttavia, osserviamo che il vino continua a essere la punta di diamante del nostro sistema agroalimentare. Teniamone conto e, soprattutto, ne tenga conto la Regione e la Politica».

Sergio Loi dell’Alberto Loi di Cardedu, pur riconoscendo le difficoltà del momento, crede soprattutto nella tenuta dei mercati esteri per i vini sardi. «Come al solito– dice– è il Giappone a non deluderci. Gli operatori nipponici sono precisi, esisgenti ma affidabilissimi. Tutti parlano della Cina ma per ora i punti di riferimento più concreti vengono da Giappone e Usa».

Paolo Parpinello (degli omonimi Poderi) a Vinitaly cura anche la parte commerciale delle Vigne Piero Mancini e della Cantina di Calasetta. «La crisi c’è ma quest’anno – dice– vedo un’aria diversa, più ottimista. Gli operatori, soprattutto quest’anno, puntano sui vini che abbiano avuto riconoscimenti: Tre Bicchieri in testa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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