La Nuova Sardegna

Sassari

Ponte Romano, patrimonio dimenticato

di Emanuele Fancellu

Interrotti i lavori di restauro, circondato dalle erbacce, difficile da raggiungere per i (pochi) turisti che arrivano in città

10 aprile 2013
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PORTO TORRES. «Scusi, dov'è il ponte romano?». Già, dov'è? Nascosti dall'orrendo tubo del ponte industriale e da una vegetazione che in primavera tende a divenire sempre rigogliosa, anche i 135 metri di lunghezza per 8 e mezzo di larghezza del gioiello costruito dai romani nella colonia Iulia di Turris Libisonis all'inizio del I secolo, per collegare la città con il suo ampio e fertile retroterra, scompaiono.

La domanda iniziale non è un'invenzione. Porto Torres non sarà mai invasa da migliaia di turisti, specie senza comunicazione adeguata e se chi sbarca dalle navi da crociera viene prelevato dentro il porto per partire verso altre mete senza neppure avere la possibilità di capire dove sia sbarcato, come accaduto il giorno dell'arrivo della seconda nave da crociera. Circostanza confermata dai numeri dell'Antiquarium Turritano nonostante la recente apertura dell'area archeologica: un solo visitatore spagnolo in quella mattinata. Tuttavia, in questi primi giorni di primavera, quantunque il maltempo faccia somigliare la bella stagione all'inverno, inizia a far capolino in città qualche turista francese, inglese, spagnolo. È capitato così che prima una coppia di francesi in tour nell'Isola in bici, armata di sorriso e macchina fotografica, abbia chiesto notizie in un italiano stentato, poi un gruppetto di inglesi abbia rivolto la stessa domanda. Il bello è che in entrambe le circostanze il ponte non distava più di un paio di centinaia di metri, ma nessuno era riuscito a capire dove fosse. Accompagnati al "gigante", i turisti non hanno potuto nascondere la delusione. L'erba ai lati della strada che porta alla struttura era rasata, ma vedere il ponte e fotografarlo è impresa impossibile. Nel lato mare, nel cui passaggio giace abbandonato un lastrone in trachite rossa dell'antica pavimentazione con ancora inciso il profondo segno del transito dei carri in epoca romana, l'acqua scorre fin sotto le prime arcate grazie alle copiose piogge di questi giorni, ma le canne sono così alte che scorgere il ponte nella sua bellezza è impossibile. Per vederlo dall'altro lato è invece necessario chiedere il permesso di entrare nel centro ippico alle ragazze, sempre disponibilissime peraltro, dell'Asd Equitazione Porto Torres, ma ovviamente non sono tantissimi a farlo. I turisti perciò vanno via delusi e senza la possibilità di fotografare uno dei simboli di Porto Torres. Ponte che peraltro è attraversato da una passerella in legno divenuta passaggio in cui transitano tranquillamente le moto, e che naturalmente delude i visitatori anche perché l'operazione iniziata alcuni anni fa con cui si era cominciato a eliminare l'asfalto riportando alla luce l'originaria pavimentazione è ferma in attesa di finanziamenti. Il Ponte dovrebbe poi essere oggetto di cure e attenzioni costanti, invece negli interstizi tra un blocco e l'altro sono ricresciute erbacce e piante infestanti. A questo vanno aggiunti il comportamento maleducato dei cittadini che lascia buste d'immondizia nelle vicinanze della struttura che vengono aperte dai randagi affamati, e la scarsa segnaletica che non incoraggia certo chi arriva in città a visitare le tante ricchezze archeologiche turritane, siano esse quelle dell'antica di Turris o la basilica di San Gavino. Peccato, perchè in tempi di crisi, in attesa dell'avvento della chimica verde, sarebbe bene iniziare a valorizzare davvero, e non solo a parole, le tante ricchezze di Porto Torres.

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