La Nuova Sardegna

Sassari

Il territorio non vuole più i tedeschi a Fiume Santo

di Pinuccio Saba
Il territorio non vuole più i tedeschi a Fiume Santo

Completa unità di intenti tra organizzazioni sindacali e istituzioni locali Il documento conclusivo sarà firmato da tutti i sindaci e inviato a Cappellacci

12 aprile 2013
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SASSARI. Vertenza E.On il giorno dopo. Con le organizzazioni sindacali soddisfatte per aver raggiunto un traguardo importante: l’unità del territorio, anzi dell’intera provincia di Sassari, compatto nel respingere il piano di tagli e mancati investimenti della multinazionale tedesca. Unità che in questo caso è fondamentale, soprattutto perché il documento conclusivo della manifestazione di avantieri, oltre che dalle quattro sigle sindacali, sarà sottoscritto dai 66 sindaci della provincia di Sassari, documento che sarà inviato al presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci e al ministro Corrado Passera. Ma Capellacci è il primo “bersaglio” della protesta unitaria di avantieri. Tanto che la presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici ha definito il presidente della Regione «parte attiva della controparte» visto il basso profilo scelto dal governatore e dall’assessore all’Industria Alessandra Zedda nelle vertenza. Eppure proprio la Regione, ha ricordato Alessandra Giudici, ha tutti i mezzi anche legali per obbligare la multinazionale tedesca che aveva sottoscritto un vero e proprio contratto con le istituzioni regionali. Altrettanto duro il parlamentare del Pdl Mauro Pili (anche lui presente alla manifestazione di piazza d’Italia) che ha accusato E.On di avere istituito un vero e proprio cartello energetico, ragione che sommata al mancato investimento per la costruzione del quinto gruppo deve portare la Regione alla revoca dell’autorizzazione che «deve essere messa sul mercato senza perdere un solo giorno di tempo».

Nel frattempo le organizzazioni sindacali hanno deciso di proseguire con le gioirnate di sciopero che, fra oggi e domani, dovrebbero essere comunicate alla Commissione di garanzia sugli scioperi, al prefetto, a E.On e a Terna. Scioperi che dovrebbero seguire il programma delle precedenti proteste, ma che stavolta potrebbero essere accompagnate da azioni in grado di far crescere il livello di attenzione (anche mediatica) sulla vertenza che va avanti da diversi mesi. In ballo, sottolineano da tempo le organizzazioni sindacali, non ci sono “solo” 120 posti di lavoro, ma c’è di mezzo il futuro economico e ambientale del territorio e la sicurezza dei lavoratori. I vecchi gruppi a olio combustibile vanno demoliti ma anche i gruppi a carbone sono quasi arrivati al termine della loro vita industriale. Il problema, sottolineano i sindacati, è estremamente delicato visto che guasti e avarie divverranno sempre più frequenti, mettendo a rischio anche quella sicurezza della rete che per adesso è garantita proprio dagli impianti più vecchi e inquinanti.

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