La Nuova Sardegna

Sassari

Le imposte sulla “seconda casa” vanificano i sacrifici di una emigrata

Sarda di nascita, ma emigrata anni fa “nel continente”, nel 2000 ho iniziato a costruire la mia prima casa in un terreno dove c’era la casa familiare semi distrutta da un incendio dove mio padre...

15 gennaio 2014
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Sarda di nascita, ma emigrata anni fa “nel continente”, nel 2000 ho iniziato a costruire la mia prima casa in un terreno dove c’era la casa familiare semi distrutta da un incendio dove mio padre perse la vita. Con il governo Monti e successivi mi sono trovata in difficoltà perché, non essendo residente, anche se non ho altre case l’abitazione mi viene attribuita come “seconda casa” con conseguente aumento di Imu, tasse etc. Tutto mentre il mutuo mi sta strangolando, col rischio che la banca si riprenda la casa a tre anni dalla fine. È possibile che i Governi non facciano niente per cancellare l’obbrobrio che pesa sulle spalle di noi emigrati? Ancora: il calcolo errato sull’Ici del 2008 è soggetto alla decadenza dopo 5 anni?

Il legislatore, in tema di imposte dirette ed indirette richiede come requisito necessario ai fini dell’applicazione di agevolazioni la residenza nel luogo in cui l’abitazione è posta. Nella normativa attuale si trovano eccezioni alla regola, soprattutto in tema di imposte indirette, ma solo in presenza di particolari requisiti soggettivi (forze dell’ordine, luogo in cui si esercita la propria attività lavorativa, emigrati all’estero iscritti all'Aire). La decadenza da parte dell’Agenzia delle entrate in ordine all’accertamento Imu varia generalmente da tre a cinque anni a seconda che si tratti di errori nella denuncia o di omissioni di comunicazioni obbligatorie per legge. (Ufficio studi Consiglio notarile)

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