La Nuova Sardegna

Sassari

«Perché il nome di Brundu spunta solo dopo anni?»

di Luigi Soriga
«Perché il nome di Brundu spunta solo dopo anni?»

Omicidio di Buddusò: la difesa incalza Angelo Bacciu, uno dei fratelli superstiti Il ragazzo a caldo aveva indicato il killer prima nei fratelli Massaiu e poi in Canu

15 febbraio 2014
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SASSARI. Quella mattina del 29 aprile del 2011 Angelo Bacciu era seduto davanti nel pick-up, sul lato del passeggero. Suo fratello Antonio aveva spento il motore, e aveva aperto il cancello dell’ovile di Biderosu, nelle campagne di Buddusò. «Ho visto due persone sbucare da dietro il muro – racconta Angelo ai giudici – Erano armati e incapucciati. Ho sentito lo sparo, mi sono abbassato sotto il cruscotto». Il fratello più grande è stato centrato dai pallettoni, e anche lo zio Battista, seduto dietro, è agonizzante. L’altro fratello Gian Marco, di 19 anni, si è accasciato nel sedile posteriore sotto lo zio. E’ pieno di sangue ma non ha un graffio. Finge di essere morto, come certi animali che sanno di non avere più scampo. Un killer però si avvicina, forse per controllare. «Ho aperto lo sportello con forza, e ho sentito una botta – dice Angelo Bacciu – non sono sicuro che quell’uomo sia caduto per terra. Io sono scappato, e voltandomi un attimo ho visto che lui mi inseguiva. Ero ferito al braccio, non so se mi abbia sparato mentre correvo o se fossi stato colpito nell’auto. Ma chi mi rincorreva era sicuramente del posto, si muoveva troppo bene dietro di me». Nell’ultima udienza, appena una settimana fa, Angelo Bacciu aveva avuto poche esitazioni nel fare il nome del presunto killer. «Ho pensato subito fosse Salvatore Brundu, eravamo compagni di scuola». Ma quella volta a fare le domande era il pm Scalas e gli avvocati di parte civile Soro e Ramazzotti. Ieri, incalzato da Secci, Mastrandrea, Benenati e Luiu, difensori degli imputati Gianni Manca, Gianni Canu e Salvatore Brundu, quella sicurezza si smorza. Secondo gli avvocati, cioè, non può essere sufficiente una camminata a passi lunghi e una stazza fisica per associare l’identità di Brundu a quella di un uomo incapucciato. Anche perché il nome del presunto sicario Angelo Bacciu lo tira fuori solo la quarta volta che viene sentito. Nella deposizione del 29 aprile, a cadaveri ancora caldi, aveva indicato i fratelli Massaiu. Con loro non correva buon sangue, soprattutto con Francesco, che un giorno gli aveva rubato 50 euro dal portafogli. Qualche giorno dopo l’omicidio, il 4 maggio, agli investigatori Angelo Bacciu disse che l’unico a fare una cosa simile poteva essere Gianni Canu. Il 10 maggio, sentito dai carabinieri, conferma l’ultima versione. E solo una settimana fa, a distanza di tre anni, addita Brundu come quello che ha sparato e l’ha inseguito. «Perché solo ora fa questo nome?». Angelo Bacciu, rimane qualche secondo in silenzio, cerca a lungo una spiegazione tra i suoi pensieri: «Man mano che passavano i giorni ricordavo meglio le cose, prima non ero abbastanza lucido».

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