La Nuova Sardegna

Sassari

Primo braccialetto elettronico in città

di Luigi Soriga
Primo braccialetto elettronico in città

Accusato di tentata rapina a due anziani attenderà il processo in casa, sorvegliato a distanza da Telecom e polizia

02 marzo 2014
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SASSARI. La sua storia, quella che ha descritto agli inquirenti, è molto singolare, e sarà poi un giudice a stabilire quanto ci sia di vero. Ma questa la raccontiamo un po’ più avanti. Però Marco Pilisi, pregiudicato di 50 anni, un piccolo record l’ha già collezionato: sarà il primo detenuto a Sassari, in attesa di processo, a indossare il braccialetto elettronico.

Come funziona. Due giorni fa il Tribunale della Libertà ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato difensore Paolo Spano e ha disposto che Pilisi possa ritornare a casa, a patto che le quattro mura diventino una sorta di gabbia invalicabile controllata con onde radio. Il presunto rapinatore ha dato l’assenso, e nelle prossime settimane la Telecom dovrebbe predisporre il sistema di monitoraggio. Prima un sopralluogo nell’abitazione, che dev’essere coperta da una linea telefonica. Poi l’installazione di una piccola centralina, grande come una sveglia, in grado di captare gli impulsi radio nel raggio di una trentina di metri. Il detenuto dovrà scegliere tra un trasmettitore formato braccialetto o modello cavigliera: materiale a tenuta stagna, ipoallergico, piuttosto leggero. Questo invia delle frequenze costanti al ricevitore, e i due apparecchi sono tarati per definire dei precisi confini di movimento. Quando questi vengono oltrepassati, oppure avviene una manomissione o una rottura del braccialetto, allora la centrale della Telecom riceve un messaggio di allarme che nell’arco di 90 secondi viene rimbalzato alla sezione anticrimine della polizia. In questo modo il detenuto, nel suo tentativo di fuga, non potrà mai accumulare un grande vantaggio sulle forze dell’ordine. I giudici di Sassari si sono dimostrati molto recettivi rispetto alle direttive del decreto 146 svuota-carceri, poi convertito in legge con testo pubblicato sulla gazzetta ufficiale di venerdì 21 febbraio. Una delle misure più innovative, appunto, riguarda i braccialetti elettronici che da adesso in poi saranno la regola e non più l'eccezione. Prima il giudice nel disporre i domiciliari, lo prescriveva solo in casi eccezionali, se strettamente necessario. Per esempio a metà gennaio era stato concesso a una donna cagliaritana, di 31 anni, madre di 4 figli, dei quali l’ultima aveva meno di 2 mesi: ma 28 giorni li aveva già trascorsi in cella a Buoncammino.

La storia. Il caso di Marco Pilisi, invece, non ha niente di eccezionale. L’aspetto assolutamente singolare riguarda piuttosto la sua versione dei fatti. La polizia l’aveva arrestato il 6 febbraio accusandolo di aver compiuto una rapina a Bancali. Una coppia di anziani, di cui uno disabile, ha raccontato di aver sentito il campanello squillare, di aver aperto la porta e di aver visto un uomo con il volto coperto da una maschera di carnevale. Ha guanti da lavoro, è agitato, afferra l’anziana, le tappa la bocca e chiede soldi. Ma lei è riuscita a divincolarsi e ha cominciato a gridare aiuto a squarciagola. Il rapinatore desiste, se la dà a gambe, poi si infila dentro un’auto e si dilegua. Ma un parente degli anziani lo incrocia e riesce a prendere il numero di targa. Ed è qui che Pilisi finisce nei guai. Perché il proprietario di quella vettura risulta lui. Ma l’uomo si dichiara innocente: «Io sono rimasto in macchina, ho solo accompagnato due conoscenti, non so cosa abbiano combinato nella casa». E per avvalorare il suo racconto, porta agli inquirenti la prova a caldo della sua innocenza. In pratica, mentre aspettava in auto che i due amici facessero ritorno, avrebbe accusato un’impellenza fisiologica. E’ sceso, si è abbassato i pantaloni, e ha fatto la cacca. Quindi ha condotto i poliziotti sul luogo del reato e ha mostrato le prove: «A parte che se dovessi fare una rapina non andrei con la mia macchina – ha detto – Ma poi, secondo voi, subito dopo il colpo mi metto proprio a farla per strada?»

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