La Nuova Sardegna

Sassari

Lui la picchia e la scena viene ripresa da una telecamera

di Luigi Soriga
Lui la picchia e la scena viene ripresa da una telecamera

Violento litigio tra un pregiudicato algherese e la ex fidanzata. Al processo per violenza un carabiniere descrive il filmato della videosorveglianza: «Scene da arancia meccanica»

02 aprile 2014
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SASSARI. Il poliziotto, quando racconta al giudice Salvatore Marinaro le sequenze del filmato, usa queste parole: «Scene da Arancia Meccanica». Le telecamere sono quelle del palazzo della Frumentaria, via delle Muraglie, quartiere di San Sisto, cuore del centro storico.

È il 18 aprile del 2012, sono le due di notte, e si vede un’auto che si ferma davanti a un muro. È assolutamente un caso che il veicolo si sia parcheggiato proprio lì sotto, perché nel serbatoio non c’è più un goccio di benzina. A bordo ci sono tre persone: una ragazza, un suo amico e il suo ex fidanzato. Quest’ultimo si chiama G.M., ha trentaquattro anni e un lunghissimo curriculum di precedenti penali: rissa, accoltellamenti, rapine, porto abusivo d’armi, droga, minacce.

«Nella vita non si è fatto mancare nulla – dice il suo avvocato difensore Patrizia Marcori – però lui le donne non le ha mai picchiate, e nè tantomeno ha mai tentato di violentarle. E non lo ha fatto nemmeno questa volta». E invece è proprio per queste accuse che ieri mattina si trova nell’aula del tribunale. Capelli rasati, sguardo duro, giubbotto nero, gli levano le manette dai polsi, lo fanno accomodare accanto ai legali. Ancora non è arrivato il suo turno di parlare, sarà forse il 18 giugno. Quindi ascolta in silenzio il racconto del poliziotto. «Le riprese delle telecamere durano diverse ore. I soggetti non sono sempre inquadrati. Non stanno fermi, spesso si spostano da una via all’altra». I tre ragazzi sono accesi, hanno bevuto, erano in giro prima ad Alghero, poi a Olmedo e avevano deciso di chiudere la serata a Sassari. Ma l’auto improvvisamente li aveva lasciati a secco. Nell’abitacolo il clima è teso: G.M. e la ragazza si erano mollati da poco, però si stavano riavvicinando. E poi c’era questo amico di lei, che si è ritrovato tra due fuochi.

È proprio lui il primo a farne le spese. G.M., che sa usare le mani e ha una corporatura che lo assiste, lo stende con un paio di ganci al viso. Il ragazzo malconcio se la dà a gambe. I due ex fidanzati rimangono soli. «A un certo punto nel filmato si vedono due persone che escono dalla macchina – racconta il poliziotto – un uomo e una donna. Si capisce bene che si tratta di una coppia che litiga. Lui però ci va sul pesante, la strattona, la sbatte contro il muro, le sferra dei colpi. Sono scene da Arancia Meccanica che si protraggono per ore». Lei ha paura di reagire, ma a un certo punto trova il coraggio di assestare un morso sul viso del suo ex. Lui ha un impeto di rabbia e lo sfoga contro il muro. «Andate a controllare, se non mi credete – dirà la ragazza agli inquirenti, al momento di sporgere denuncia – date un’occhiata a quel muro». E in effetti verrà trovato del sangue e una traccia di epidermide, una sorta di piccolo scalpo di G.M. stampato sulla pietra.

Ma le accuse di lei sono ben più pesanti: «A un certo punto mi ha preso per un braccio e mi ha portato in un vicolo buio. Ora ti faccio vedere io». Pare che l’uomo avesse in mano una spranga e una bottiglia di vetro, ma nei filmati di questo non c’è traccia. «Mi ha messo la mano nei jeans, ha tirato e mi ha strappato il bottone». Ma le grida attirano l’attenzione di un’inquilina, che si affaccia alla finestra e urla a sua volta. Gli animi si placano. Arriva anche il fratello della ragazza, e qui accade un epilogo strano. I tre vanno a piedi a casa di una zia della giovane, e poi il fratello riaccompagna alla sua abitazione G.M.

Nella prossima udienza verrà sentita la donna affacciata alla finestra, e per ultimo sarà l’imputato a raccontare la propria versione.

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