La Nuova Sardegna

Sassari

Vanno al lavoro ma l’azienda è chiusa: in 177 rischiano il posto

di Andrea Massidda
Vanno al lavoro ma l’azienda è chiusa: in 177 rischiano il posto

Da Sassari a La Maddalena i dipendenti dei supermercati DiSardegna store e Punto Dis hanno trovato le serrande abbassate

05 giugno 2014
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SASSARI Per i 177 dipendenti dei supermercati DiSardegna store e Punto store il futuro si fa sempre più incerto. Basti pensare che ieri mattina sono arrivati a lavoro e hanno trovato le serrande delle attività commerciali abbassate per decisione della proprietà: le due società che gestiscono i discount sono infatti sommerse da debiti esorbitanti, al punto che i fornitori ormai si rifiutano di consegnare la merce. Risultato: gli scaffali sono semivuoti (mancherebbero persino prodotti di largo consumo come acqua, zucchero, latte, pasta o salumi) e i clienti si guardano bene dal tornare a fare la spesa nei dieci punti vendita dislocati tra Sassari, Porto Torres, Alghero, Osilo, Santa Teresa di Gallura e La Maddalena.

Dramma annunciato. Una situazione drammatica che le organizzazioni sindacali di categoria avevano segnalato da tempo, tornando all’attacco appena qualche giorno fa per chiedere un incontro urgente con i vertici aziendali. Anche perché i dipendenti invece della normale bustapaga ricevono da mesi soltanto piccoli acconti, assolutamente insufficienti per tirare avanti. Ma prima ancora che si potesse arrivare a programmare una soluzione, ecco che è arrivata la doccia fredda: nel giro di poche sono stati chiusi i battenti dei punti vendita, con relativo ordine ai capinegozio di consegnare le chiavi dei locali, il fondocassa e tutto il denaro che eventualmente si trovava negli uffici.

Lo spettro della Cig. E i lavoratori? Tutti a casa con un preavviso minimo fatto peraltro attraverso il passaparola. Tutti a casa, poi, si fa per dire. Perché la maggior parte di loro (circa un centinaio di persone) durante la mattinata di ieri si è comunque ritrovata all’esterno del supermercato di viale Porto Torres in attesa di capire che cosa stesse effettivamente succedendo. Non è nemmeno chiaro, tanto per dire, se le società che hanno adottato il provvedimento di chiusura dei punti vendita abbiano previsto per loro un periodo di ferie o addirittura la cassa integrazione, già applicata a rotazione.

La via d’uscita. Mentre la situazione sta inesorabilmente precipitando, le segreterie territoriali della Fisaseat Cisl e della Filcams Cgil provano a immaginare una via d’uscita dal pantano. «Abbiamo chiesto ai gestori delle due Srl - spiega Alessandro Marcellino, segretario provinciale della Fisascat Cisl - che i rami d'azienda presi in affitto dalla Mipev tornino alla società madre, con la quale poi si potrebbero trovare soluzioni condivise finalizzate a salvaguardare i posti di lavoro. Al momento - conclude il sindacalista - siamo ancora in attesa di risposte dall’amministratore unico Vibeke Mannoni, visto che i membri del cda, il consulente finanziario Giovanni Saturnino e il neo eletto consigliere regionale Michele Azara, dell’Idv, si sono dimessi la settimana scorsa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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