Le ore di allattamento sono “lavoro retribuito”
La corte d’appello di Sassari ha dato ragione a una dipendente del tribunale Alla neo mamma da maggio era stato decurtato il compenso incentivante
SASSARI. Le ore che una madre dedica all’allattamento del neonato, per le quali usufruisce di permessi previsti dalla legge «sono considerate ore lavorative agli effetti della durata e delle retribuzione». Con questa motivazione il presidente della corte d’appello di Sassari Francesco Mazzaroppi ha accolto il ricorso presentato da una dipendente della pubblica amministrazione (per ironia della sorte, della stessa corte d’appello) alla quale era stata tagliata quella parte delle retribuzione legata agli incentivi.
I responsabili dell’ufficio per la quale lavora la neo mamma avevano infatti applicato quella parte del contratto che prevede la decurtazione degli incentivi nel caso di infortunio o malattia del lavoratore, che pure determinano l’assenza dal servizio. Ma nel per quanto riguarda la maternità delle lavoratrici «il legislatore : ricorda il presidente Mazzaroppi – ha predisposto una specifica ed estesa tutela nell’interesse del neonato e non della madre lavoratrice». Sempre nella sentenza della corte d’appello di Sassari si ricorda che «la parificazione a tutti gli effetti dei riposti ai periodi effettivamente lavorati, ha la finalità di incentivare le madri a usufruirne nell’interesse dei minori, mentre questa finalità verrebbe meno qualora si ammettesse un’interpretazione della normativa in materia di compensi incentivanti che si risolve in una decurtazione dello stipendio della madre». La sentenza, infine, stabilisce che all’impiegata venga pagato il salario completo e che le vengano versati agli gli arretrato a partire dallo scorso mese di maggio. «Niente è più dissetante di una vittoria sindacale, soprattutto in un momento storico in cui, a causa della crisi, i diritti sembrano aver ceduto terreno in favore della cieca produttività – esulta la segreteria della Uil Pubblica Amministrazione – . Vogliamo condividere questa storia non certo per spirito di protagonismo, ma solo per dare coraggio a quelle donne che in un momento delicato della loro vita come la maternità, soffrono sui luoghi di lavoro perché marginalizzate o peggio colpevolizzate dai colleghi perché considerate improduttive». Una materia ostica anche per le pubbliche amministrazioni, quello della tutela della maternità, normativa che secondo la Uilpa dovrebbe essere estesa alle categorie libero-professionali. «Infine, in caso di eventuale conflitto con il proprio datore di lavoro, a tutte le lavoratrici madri vogliamo dire di affidarsi con fiducia al proprio rappresentante sindacale – conclude la Uilpa –, il quale con il supporto e la grande professionalità del personale sia della direzione territoriale del lavoro, competente in materia, che del consultorio familiare di via Rizzeddu, sarà in grado di fornire valide indicazioni utili alla risoluzione della controversia».