La Nuova Sardegna

Sassari

Sant’Orsola, rinviato il porta a porta

di Luigi Soriga
Sant’Orsola, rinviato il porta a porta

Scarsa comunicazione da parte del Comune sul conferimento dell’immondizia e molte perplessità da parte dei residenti

07 luglio 2015
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SASSARI. La rivoluzione del porta a porta per ora è rimandata a data da destinarsi. Questo venticello di novità ha colto di sorpresa molti cittadini, che dal giorno alla notte avrebbero dovuto cambiare le loro abitudini quotidiane senza un manuale di istruzioni per l’uso. Ma soprattutto il Comune non è stato in grado di preparare il terreno per questo radicale cambiamento, con una comunicazione a dir poco carente e molta disorganizzazione. Il risultato, per ora, sono una pioggia di lamentela e molto malcontento.

Molti residenti dei quartieri di Sant’Orsola Storica e Sant’Orsola nord, nei giorni scorsi hanno ricevuto nella propria cassetta della posta una lettera firmata dal sindaco Nicola Sanna e dall’assessore all’ambiente Gianni Carbini: «Benvenuto al porta a porta», si legge in testa al documento, «a partire da lunedì 6 luglio». Il primo problema è che non tutti gli abitanti dell’area interessata dalla nuova tipologia di conferimento hanno ricevuto il volantino e il calendario con i giorni del ritiro. Perciò la notizia dell’imminente rivoluzione si è diffusa a macchia d’olio con il vecchio sistema del passaparola. Ma siccome di bocca in bocca le informazioni si gonfiano in leggende, e si vociferava di trincee di contenitori sui marciapiedi, e di ecocontrollori integralisti pronti a sanzionare ogni briciola gettata nel posto sbagliato, allora la gente voleva vederci chiaro e fare un terzo grado ai rappresentanti comunali. Così all’incontro organizzato il 2 luglio da Palazzo Ducale nella chiesa parrocchiale della chiesa di Sant’Orsola si è riversato mezzo quartiere. Il Comune che forse si aspettava una cinquantina di curiosi, aveva pensato bene di ospitarli all’interno della saletta parrocchiale. Sono arrivate centinaia di persone e la polizia municipale è dovuta correre ai ripari rispedendo i residenti a casa: «Inutile provare a entrare – dicevano alla gente – tanto non c’è assolutamente posto». Così i membri del comitato di quartiere si sono fermati nel piazzale antistante la chiesa, dove venivano distribuiti i kit per la raccolta. L’entusiasmo per la nuova iniziativa, e soprattutto per il modo in cui è stata presentata, non si tagliava di certo a fette. Alcuni inquilini delle palazzine di via Marginesu non avevano ricevuto per posta alcuna comunicazione: «Ci siamo rivolti al numero verde – raccontano – ma ci hanno risposto che ancora una mappatura precisa con tutte le vie non era consultabile e che quindi non avevano la certezza che via Marginesu rientrasse nella zona del porta a porta». Un altro residente è molto perplesso sul fatto del decoro urbano: «Abito in via Cesaraccio, e sotto la mia palazzina verrebbero schierati 45 contenitori. Potete immaginare che spettacolo. Un sistema del genere può funzionare nell’agro o anche nel quartiere di Sant’Orsola storica, dove c’è spazio tra un’abitazione e l’altra e la tipologia è quella delle villette bifamiliari. Ma qui siamo in un rione ad espansione, con palazzi abitati da decine di famiglie. Il porta a porta diventa uno sconcio estetico». Da parte dei residenti non c’è indisponibilità ad incrementare il livello della differenziata, tutt’altro: «Secondo noi, in un quartiere come il nostro, sarebbe stato più opportuno incrementare i controlli, magari installare delle telecamere oppure arruolare dei controllori che presidiassero durante il giorno le aree di conferimento. Altri Comuni, con questo sistema, sono riusciti comunque ad innalzare la percentuale della differenziata.

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