Stintino celebra i prigionieri dell’Asinara
Importante convegno per il centenario della Grande guerra. Nell’isola morirono settemila profughi
SASSARI. «Vogliamo offrire spunti di riflessione sugli errori della storia che, come vediamo, tornano ora tristemente d’attualità e promuovere i valori della pace e del rispetto della dignità umana». Così ieri mattina, il sindaco di Stintino Antonio Diana ha aperto il convegno “Commemorazioni di pace: i profughi e i prigionieri sull’isola dell’Asinara” che ha visto il paese costiero diventare, per una giornata, protagonista sulla scena internazionale.
«Questo convegno – ha detto il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi – deve portare un messaggio che dica mai più guerra, andiamo tutti quanti verso un mondo di pace, più equo, più giusto e più solidale. Nell’ambito della solidarietà, ci sono le politiche nei confronti dei migranti verso cui credo, finalmente, l’Europa stia raccogliendo gli input vari e numerosi che sono arrivati dall’Italia. Si sta procedendo in maniera finalmente un po’ più congiunta, al di là di situazioni che vedono diversi Paesi non allineati sulla soluzione». L’obiettivo dell'incontro stintinese – ha ricordato il sindaco Diana – è quello di tramandare la memoria storica di uno dei più sanguinosi conflitti che hanno imperversato nel continente europeo negli ultimi secoli, oltre che far diventare l’Asinara e il Nord Ovest della Sardegna luogo di incontro tra popoli. Messaggio di pace che, ha sottolineato Franco Marini presidente del Comitato per le celebrazioni di interesse nazionale, deve essere rivolto ai giovani.
In 23mila arrivarono sull’isola, tra loro profughi serbi e prigionieri austro-ungarici, molti dei quali malati e debilitati, morirono almeno in settemila a causa di varie malattie, tra le quali colera e tifo. Sull’argomento è stato Salvatore Rubino, del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Sassari, a presentare il progetto scientifico di bioarcheologia "Vita e morte dei prigionieri austroungarici nell'isola dell'Asinara".
«Le vicende commemorate oggi – ha detto l’assessora Maria Grazia Piras – sembrano raccontarci tanto il passato quanto il presente. I prigionieri e i profughi della Grande Guerra sbarcavano all’Asinara su barconi, proprio come i migranti dei nostri giorni».
«L’Italia cento anni fa, come oggi – ha detto l'ambasciatrice della Serbia in Italia Ana Hrustanovic, ricordando che anche il suo paese in questi giorni si trova a fronteggiare il flusso di migranti – ci ha insegnato cosa siano l’accoglienza e la solidarietà e speriamo che, anche da qui, parta un messaggio all’Europa». A chiudere l’incontro gli storici Assunta Trova dell’Università di Sassari e Gabòr Margittai. Nel pomeriggio, le autorità con i sindaci di Stintino Antonio Diana, di Sassari Nicola Sanna e di Porto Torres Sean Wheeler hanno deposto una corona di fiori nell’ossario di Campu Perdu, a Cala Reale.