Maxi rapina a Caniga, si cerca la talpa: i banditi sapevano tutto
Il commando che ha messo a segno il colpo milionario contro la sede Mondialpol di Sassari conosceva tutti i punti deboli del sistema di sicurezza dell'istituto di vigilanza. Critiche dei vigilantes alle forze dell'ordine
SASSARI. I banditi che hanno preso d'assalto la sede della Mondialpol, scappando con il bottino più alto mai rapinato in Sardegna conoscevano tutti i segreti della sede-forziere di Caniga. A cominciare dal punto debole del muro di cinta, aperto con un grosso escavatore nell'unico tratto non blindato.
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A due giorni dalla clamorosa rapina in stile hollywoodiano ai margini della zona industriale di Sassari, nella ricostruzione dell'assalto che ha permesso a un commando armato di scappare con almeno 11 milioni di euro (ma nella sala conta ce n'erano molti di più e la somma portata via sembra destinata a crescere) emergono diversi punti oscuri che puntano l'indice sia contro la società di vigilanza sia nei confronti delle forze dell'ordine.
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I punti oscuri, intanto. Il primo, appunto, è quello del muro di cinta non blindato nel punto in cui è avvenuto l'assalto con l'escavatore. Il secondo è che i banditi sapevano che le forze dell'ordine non hanno un elicottero autorizzato al volo notturno. Altro punto: i soldi, 20 milioni di euro, erano nella sala conta e non nel caveau.
Tutto, dunque, lascia pensare che il commando dei rapinatori, oltre ad aver studiato con accuratezza l'azione, abbia potuto contare sull'aiuto di una talpa che ha segnalato le procedure e i punti deboli della Mondialpol. Che, da parte sua, si difende dicendo di avere misure di sicurezza all'avanguardia.
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Forze dell'ordine che finiscono nel mirino dei vigilantes: «Non sono state tempestive, l'allarme è stato dato subito ma sono trascorsi almeno 20 minuti prima del loro intervento. L'unica spiegazione è che si sia voluto evitare il conflitto a fuoco».