La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il cane muore di stenti: a giudizio la padrona. La Lida parte civile

di Nadia Cossu
Un esemplare di razza chow chow
Un esemplare di razza chow chow

Processo a carico di una 54enne sassarese La donna, proprietaria di un chow chow, è accusata di maltrattamento di animali

22 giugno 2016
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SASSARI. Non gli avrebbe dato da bere e nemmeno da mangiare per lungo tempo, secondo le indagini della Procura di Sassari avrebbe lasciato che il suo cane morisse di stenti nonostante quegli occhioni supplicassero attenzioni e coccole. E col passare del tempo il bellissimo esemplare di chow chow – aspetto “leonino”, superbo, con la testa massiccia circondata da una corona di pelliccia – è diventato esile, denutrito, senza più la forza di alzarsi da terra. Fino a morire.

Ma a qualcuno non deve essere sfuggito quanto accaduto al povero animale ed è partita una denuncia nei confronti della padrona, una cinquantaquattrenne sassarese. Il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu dopo averla iscritta nel registro degli indagati per il reato di maltrattamento di animali ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Il pm nell’atto di citazione scrive che l’imputata «deteneva in stato di abbandono il cane di razza Chow Chow (in assenza di acqua e/o di altra alimentazione) e in condizioni incompatibili con la sua natura e produttive di gravi sofferenze (per la presenza di feci agglomerate adese al pelo e per lo stato di denutrizione)».

Alcuni giorni fa in tribunale si è aperto il processo nei confronti della donna, difesa d’ufficio dall’avvocato Tania Decortes. Mentre la Lida (Lega italiana dei diritti dell’animale), e in particolare la presidentessa Maria Murru Carboni, si è costituita parte civile attraverso il legale Stefano Porcu. Il 16 dicembre il processo entrerà nel vivo con la deposizione dei primi testimoni citati dal pm, ossia agenti della polizia municipale e della Forestale.

Il reato di maltrattamento di animali è disciplinato dall’articolo 544-ter del codice penale che punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche». Lasciare che il cane soffra e che addirittura arrivi alla morte, come nel caso in questione, aggrava poi il reato. Sarà però l’istruttoria dibattimentale a chiarire come siano andate le cose e se ci siano reali responsabilità da parte dell’imputata.

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