La Nuova Sardegna

Sassari

presunta vittima una bambina di 7 anni

Patrigno a processo per violenza assolto dai giudici: «Nessun abuso»

Patrigno a processo per violenza assolto dai giudici: «Nessun abuso»

SASSARI. Al termine della requisitoria il pubblico ministero Cristina Carunchio ieri mattina ha chiesto una condanna a sei anni e due mesi per quel patrigno colpevole – secondo l’accusa – di aver...

15 febbraio 2017
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SASSARI. Al termine della requisitoria il pubblico ministero Cristina Carunchio ieri mattina ha chiesto una condanna a sei anni e due mesi per quel patrigno colpevole – secondo l’accusa – di aver violentato ripetutamente la figlia della sua compagna e convivente. Gli abusi sarebbero avvenuti nella camera da letto della casa dove vivevano altri sette figli, oltre alla presunta vittima che all’epoca aveva 7 anni, a sua mamma e, appunto, al convivente di lei. Ma il giudice ha accolto la tesi dell’avvocato difensore Stefano Porcu e ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste. La vittima, in sostanza, non è stata ritenuta attendibile. Molti dubbi – sulla sua credibilità – li aveva sollevati una perizia disposta dal tribunale e discussa in aula.

L’imputato, un 65enne del Sassarese, era finito a processo con le accuse di violenza, minaccia e abuso dell’autorità - «che gli derivava dal fatto di essere il convivente compagno della madre», scriveva all’epoca la Procura. E oltretutto avrebbe abusato di una persona in condizioni di inferiorità fisica e psichica, «minacciandola di morte qualora avesse parlato».

I fatti risalgono agli anni compresi tra il 2002 e il 2006, ma solo a distanza di dieci anni la ragazzina aveva deciso di raccontare tutto alla mamma e di denunciare quell’uomo. Si era prima confidata con la sua attuale compagna e sarebbe stata quest’ultima a convincerla a liberarsi di quel peso che portava dentro da anni. In aula, davanti ai giudici, aveva testimoniato anche la mamma. La donna aveva raccontato di una volta che sentì le urla di sua figlia provenire dalla camera da letto matrimoniale. «Sono entrata nella stanza e ho visto il mio compagno che cercava di trattenere sul letto la bambina. Mi sono alterata e gli ho detto di lasciarla stare immediatamente e gliel’ho portata via dalle mani. Si era giustificato dicendo che voleva farla rimanere con lui per continuare a vedere il film che stavano guardando insieme. Gli ho risposto che non doveva costringerla».

In realtà in quell’occasione la donna non vide alcun abuso ma la figlia - che è stata sentita anche durante un incidente probatorio - le spiegò che le violenze si verificarono successivamente. La bambina sarebbe stata costretta «quotidianamente – sosteneva il pubblico ministero – a recarsi con l’uomo nel letto. Lui si denudava e la spogliava degli indumenti, toccandola nelle parti intime, immobilizzandola e tappandole la bocca con la mano perché la madre non ne sentisse le urla». Violenze sessuali che sarebbero avvenute sia quando la mamma della piccola (oggi ventenne) era in casa, ma anche quando era assente o occupata in altre faccende.

Il sessantacinquenne ha sempre respinto tutte le accuse fin dal primo momento in cui era partita la denuncia nei suoi confronti. I familiari della ragazza si erano costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Lepori. Il legale difensore Stefano Porcu nella sua arringa ha evidenziato le troppe anomalie del racconto della ragazza: «Non era credibile che quelle violenze accadassero in una casa affollata quotidianamente, considerato che ci vivevano otto figli più la coppia. Così come non era credibile che l’imputato avesse modo di abusare di lei in camera mentre la sua compagna era in cucina». La perizia ha fatto poi il resto e i giudici hanno assolto l’uomo con formula ampia. (na.co.)

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