La Nuova Sardegna

Sassari

Viaggio nei quartieri di Sassari, Latte Dolce: «Non siamo un ghetto e qui si vive bene»

di Paoletta Farina
Viaggio nei quartieri di Sassari, Latte Dolce: «Non siamo un ghetto e qui si vive bene»

Gli oltre 16mila abitanti rifiutano etichette, ma vogliono maggiore attenzione. «Più cura e manutenzioni per migliorare la qualità della nostra vita»

12 marzo 2017
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SASSARI. L’anno scorso la festa per la Madonna di Latte Dolce, per la prima volta dopo anni, non si è svolta. Un segnale di sfilacciamento di tradizioni consolidate in un quartiere che attorno alla religiosità ha uno dei suoi collanti, con la Chiesa che ha sopperito e continua a sopperire dove lo Stato non interviene, ma anche della solita crisi economica che svuota le tasche dei cittadini. «È mancato il consueto impegno finanziario da parte della comunità e così non siamo riusciti a raggiungere la quantità di fondi necessari per sostenere l’iniziativa – dice Franco Fenu, presidente dell’associazione Madonna di Latte Dolce che guida dal 2000 –. Però con il nuovo anno recuperiamo e la festa nella tradizionale data di ottobre si farà».

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Per onorare Nostra Signora di Latte Dolce, ci si mobilitava. «Abbiamo portato artisti di livello nazionale a cantare qui, come Mango, Povia, i Tazenda, Francesco Renga – ricorda Fenu –. Ora speriamo che si ritorni alla collaborazione del passato, con lo stesso entusiasmo di un tempo e con un coinvolgimento maggiore fatto di proposte concrete e, mi si lasci dire, non solo di critiche». Anche una manifestazione che era capace di amalgamare Latte Dolce con la città, come le Olimpiadi di quartiere, è venuta meno. Portava atleti anche dall’estero, per giorni gli spalti dei campi sportivi si riempivano, era una meta per famiglie e ragazzi.

Forse ha ragione don Gaetano Galia, ex direttore della Caritas diocesana e che per undici anni vi ha operato che “Latti Dozzi” «si è spersonalizzato: nato praticamente dal nulla, con l’immissione di cittadini che arrivavano da altre realtà urbane, aveva trovato una sua identità nel raggruppare un cento medio basso. Ora quelle famiglie numerose che avevano contribuito alla sua nascita si sono quasi dimezzate: basta vedere quante sono le case vuote». Però don Galia continua a vedere tutte le potenzialità di questa cittadella dove vivono 16mila 596 abitanti: la presenza di un numero di impianti sportivi che non ha eguali a Sassari con la società calcistica del Latte Dolce che gioca in serie D, l’associazionismo e il volontariato molto diffuso, «tanto che – dice il sacerdote – qui ci sono tutti i presupposti per un laboratorio di nuova socialità».

I residenti e chi ci lavora apprezzano comunque la vita quotidiana e rifiutano anche la nomea di “ghetto” perché quei tempi sono passati. «Lavoro qui da 18 anni – spiega Speranza Palmas, titolare della cartoleria Abbecedario – e ho visto la trasformazione nel corso degli anni –. Ci sono tanti servizi, dai supermercati, alla banca. Una rete di volontariato molto attiva, un’attività lodevole da parte dei Salesiani che nel loro oratorio fanno attività sportiva, corsi di ginnastica, doposcuola».

«Diciamo che ci sono tutti i presupposti per viverci bene, piuttosto quello che manca è la cura del verde e la manutenzione in generale», afferma Gianni Sanna, vicepresidente della titolata squadra e proprietario del bar omonimo in viale Kennedy, un’istituzione visto che è aperto dal 1958, quando il padre Michelino diede il via all’attività – . Le strade e i marciapiedi sono costellati di buche, giardini e aiuole di cui siamo ricchi aspettano interventi di potatura e tosatura dell’erba. Mi duole sottolineare che in oltre dieci anni poco è stato fatto in questi settori e che le amministrazioni comunali dovrebbero avere più attenzione. Capisco che questi sono problemi comuni a tutta la città, ciononostante vorrei che ci fosse un’inversione di tendenza».

Sanna sottolinea anche che il popoloso Latte Dolce non disdegnerebbe la presenza di un posto fisso di polizia o di un poliambulatorio, come era in passato. Deterrente, il primo, alla serie di episodi di criminalità e vandalismo che anche qui non mancano. «In questi ultimi quindici giorni abbiamo subito tre furti – segnala Franco Cassano, presidente dell’Aics, l’Associazione cultura e sport che ha la sua sede in via Cedrino –. I ladri hanno portato via tutta l’attrezzatura per il corso professionale di estetista, computer portatili, due video camere e le macchinette delle bibite e del caffè. Qualcosa lo abbiamo recuperato, ma il danno è stato almeno di diecimila euro».

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