La Nuova Sardegna

Sassari

Vasconi dei veleni, la parola passa al giudice

Vasconi dei veleni, la parola passa al giudice

Il Consorzio industriale chiede il dissequestro delle sette cisterne al centro della inchiesta della Dda

30 aprile 2017
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SASSARI. Il Consorzio industriale provinciale di Sassari attende adesso il pronunciamento del giudice sulla richiesta di dissequestro dei vasconi contenenti cinquemila metri cubi di olio di sentina (provenienti dalle imbarcazioni a motore) situati nei pressi del depuratore consortile. Il sequestro era stato disposto nei giorni scorsi dalla procura distrettuale antimafia di Cagliari, in seguito alle ispezioni del nucleo investigativo del Corpo forestale regionale di vigilanza ambientale ed eseguito avantieri mattina, sempre dagli uomini del Corpo forestale.

Un sequestro preventivo, con procedura d’urgenza, a causa del degrado dei vasconi che avevano indotto i vertici del Consorzio industriale a trasportare altrove, al depuratore consortile di Assemini, gli olii esausti che dovevano essere smaltiti.

Ma proprio questo “trasporto” è finito nel mirino della procura antimafia che ha infatti ipotizzato i reati di detenzione e traffico di rifiuti speciali, senza alcuna autorizzazione. Un trasporto quindi “illegale”, almeno secondo la procura antimafia, ipotesi di reato contestata dai vertici del consorzio industriale che sottolineano di aver ottenuto un’autorizzazione ambientale integrata fin dal settembre del 2010. Autorizzazione che, secondo il CipSS, consentiva lo stoccaggio e il trasporto dei rifiuti speciali.

Trasferimento che, non appena l’area verrà dissequestrata, proseguirà per mettere in sicurezza i vasconi finiti nel mirino della procura antimafia. Magari dopo aver stabilito tempi e modi con Arpas e assessorato provinciale all’Ambiente, i due enti pubblici che aveva no segnalato le presunte irregolarità alla procura antimafia.

Il problema, sostengono al Consorzio industriale provinciale, è evitare che dai vasconi possa fuoriuscire l’olio esausto, una eventualità che inquinerebbe ulteriormente un’area già fortemente contaminata dalla presenza del vecchio impianto petrolchimico ora in disarmo.

Al momento, sottolineano al CipSS, non si è registrato alcun sversamento al suolo, ma nessuno nasconde lo stato di degrado dei vasconi, che mostrano le intelaiature in ferro già aggredite dalla ruggine. Il trasporto degli oli esausti al depuratore di Assemini aveva quindi una doppia funzione: smaltire gli olii di sentina e alleggerire la pressione sulle pareti interne dei vasconi di stoccaggio.

Questo non è però servito a evitare l’apertura dell’inchiesta della Dda che ha inviato un avviso di garanzia al direttore generale del Consorzio Luigi Pulina.

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