La Nuova Sardegna

Sassari

Dighe, spreco milionario nell’isola della sete: bloccati i cantieri idrici

di Silvia Sanna
Dighe, spreco milionario nell’isola della sete: bloccati i cantieri idrici

Tra le 100 incompiute molte riguardano dighe e collegamenti tra invasi. Trecento milioni di investimenti fermi: un terzo ha a che fare con l’acqua

04 novembre 2017
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SASSARI. Nell’isola della sete e degli invasi a secco la maggior parte delle opere pubbliche incompiute ha a che fare con l’acqua. Nella torta da 300 milioni di euro – questo l’importo complessivo degli investimenti bloccati – circa 120, più di un terzo del totale, sono legati alla mancata realizzazione di impianti idrici, fognari, reti di collegamento, dighe e interconnessioni di sistemi con l’obiettivo di migliorare il servizio e garantire una più equa distribuzione delle risorse idriche a favore di territori che pagano più altri le situazioni di prolungata siccità. La fotografia viene fuori dall’elenco delle incompiute nell’isola: sono 100, in crescita rispetto agli anni precedenti, con la Sardegna in controtendenza rispetto al dato nazionale che nel 2016 ha registrato una flessione del 14%. E a colpire, per quanto riguarda l’isola, è il fatto che nell’elenco, che comprende anche strade, scuole, impianti sportivi e case popolari, facciano la parte del leone progetti pensati per una migliore gestione della risorsa idrica.

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Dighe al palo. In testa alla classifica c’è la diga di Cumbidanovu a Orgosolo, che svetta sia per il valore economico del progetto sia perché si tratta dell’unica diga in costruzione in Italia. Il cui completamento – in teoria – dovrebbe risolvere i cronici problemi di approvvigionamento idrico dell’isola. I lavori, iniziati nel 1986, sono stati realizzati al 50 per cento. Tra alti e bassi, legati ai fallimenti delle imprese, si è arrivati sino al 2013, quando il ciclone Cleopatra ha spazzato via il cantiere. Da quel momento è iniziato un contenzioso legato al risarcimento dei danni. Per ora, del progetto di oltre 54 milioni, è difficile vedere la luce. Ma c’è una consolazione: nell’elenco delle incompiute la diga di Cumbidanovu è segnata con la lettera A: significa che i lavori si sono protratti oltre il termine previsto per l’ultimazione ma non c’è scritto che “non sussistono le condizioni per il riavvio” del cantiere. Questa dicitura, invece, segna un’altra opera ferma: si tratta dell’ampliamento del serbatoio della diga di Maccheronis sul fiume Posada: l’intervento da quasi 19 milioni di euro è stato avviato circa 15 anni fa si trova in una condizione di stallo a causa di contenziosi tra le imprese e il Consorzio di Bonifica. Al momento è stato realizzato il 60 per cento dell’opera e mentre c’è chi tenta di rispolverare un vecchio progetto per una diga nell’agro di Lodè, gli amministratori del territorio chiedono a gran voce di terminare i lavori del Maccheronis sottolineando che se l’ampliamento fosse stato completato il territorio non sarebbe in ginocchio a causa della siccità.

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Impianti idrici e fognari. Non solo dighe, nell’elenco anche progetti di collegamento tra invasi e bacini. È fermo al palo, per esempio, il piano di interconnessione dei sistemi Tirso-Flumendosa-Campidano: il valore è superiore a 18 milioni e mezzo di euro ma è stato stimato che per il completamento dell’opera ne serviranno ulteriori 2,8. Al momento l’intervento è stato realizzato al 54%. Più avanzati (74%) i lavori del sistema idrico Mannu-Cixerri-Santa Gilla a difesa del basso Campidano (valore 6,7 milioni), fermi al 45% quelli per il riordino della rete idrica nella fascia costiera di Quartu (valore 8 milioni, necessari ulteriori 4): ad accomunare queste ultime incompiute la sconfortante lettera B, cioè l’assenza di condizioni per fare ripartire ruspe e operai.
 

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