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Monte Cujaru senz’acqua esposto contro Abbanoa

Monte Cujaru senz’acqua esposto contro Abbanoa

BONORVA. Gli abitanti della frazione di Monte Cujaru, nei giorni scorsi, hanno inviato una raccomandata di protesta all’ufficio reclami di Cagliari di Abbanoa, al comune di Bonorva e alla Procura...

26 aprile 2018
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BONORVA. Gli abitanti della frazione di Monte Cujaru, nei giorni scorsi, hanno inviato una raccomandata di protesta all’ufficio reclami di Cagliari di Abbanoa, al comune di Bonorva e alla Procura della Repubblica di Sassari. Nella lettera di protesta i residenti, gli agricoltori, gli allevatori che vivono e operano quotidianamente nel territorio appartenente alla piccolissima frazione di Bonorva, da qualche tempo piuttosto disagiata a causa dell’assenza o malfunzionamento di alcuni servizi primari, lamentano le difficoltà incontrare a far riprendere un servizio ritenuto “vitale” come il ripristino del servizio idrico. Non sono bastate le chiamate al numero verde di Abbanoa, le lamentele scritte, le chiamate all’incaricato della società per far si che l’acqua, dopo oltre due mesi, tornasse a scendere dai rubinetti. Tutto è rimasto senza ascolto, né risposta. Le famiglie sono costrette, per dissetarsi, utilizzare i bagni, abbeverare il bestiame, fare le pulizie, a un ritorno ai vecchi tempi con l’approvvigionamento dalle sorgenti, nelle quali ovviamente non è garantita né la potabilità né scongiurato il pericolo di contrarre qualche malattia. Eppure, hanno osservato, i cittadini, «stiamo pagando per un servizio inesistente e non si fa niente per portarci l’acqua in casa e non si può andare avanti così». Rimane la speranza che la protesta trovi una sponda nelle autorità che dovranno interessarsi per rimediare al solito continuo rinvio che è diventato una brutta abitudine da parte di chi ha comunque la responsabilità di gestire un bene come l’acqua, indispensabile per chiunque. La frazione di Monte Cujaru è un nucleo abitato da allevatori e contadini che nacque con l’Etfas (Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna) nel maggio del 1951, secondo un progetto sintetizzabile sotto il nome di riforma agraria che consentì l’esproprio delle terre incolte, la messa in atto di vasti piani di colonizzazione, di trasformazione delle zone paludose e la realizzazione di dighe, canali, acquedotti e strade e la creazione d’importanti infrastrutture. I poderi espropriati furono assegnati ai contadini che avevano l’obbligo di coltivare il fondo per produrre una quantità di raccolto tale da garantire il sostentamento del relativo nucleo familiare. L'Etfas fu in seguito assorbito e modificato fino a prendere il nome, nel 1984, di Ersat (Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in Agricoltura), fino al 31 luglio 2007 quando è confluito nell'agenzia Laore Sardegna. Ora, del nucleo originale, che si era costituito intorno alla chiesetta intitolata alla Madonna della strada, rimangono operativi sul territorio una decina di famiglie che oltre al disagio legato alle distanze e mancanza di servizi non vorrebbero si aggiungesse quella di un bene importante e vitale come l’acqua.

Emidio Muroni

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