La Nuova Sardegna

Sassari

Caso Con.ser.va due dirigenti rinviati a giudizio

di Nadia Cossu

PORTO TORRES. Non avrebbero versato entro il termine previsto per la dichiarazione annuale del sostituto d’imposta «le ritenute operate sulla base della stessa dichiarazione, per un ammontare di 325.7...

05 maggio 2018
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PORTO TORRES. Non avrebbero versato entro il termine previsto per la dichiarazione annuale del sostituto d’imposta «le ritenute operate sulla base della stessa dichiarazione, per un ammontare di 325.776 euro per l’anno 2012 e di 307.679 euro per il 2013». Una cifra «superiore alla soglia di non punibilità di 150mila euro». Così scriveva lo scorso novembre il giudice Carmela Rita Serra che aveva disposto il sequestro preventivo dei beni di uno degli indagati (che in seguito furono dissequestrati).

La vicenda giudiziaria è quella relativa alla Consorzio Servizi Vari (Con.ser.va) di Porto Torres e proprio per il presunto omesso versamento delle ritenute il procuratore della Repubblica Gianni Caria ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Enrico Piras (consigliere di amministrazione della Con.ser.va) e Antonio Chessa (presidente del consiglio di amministrazione). La prima udienza del processo davanti al giudice Antonietta Crobu è stata fissata per il prossimo 2 luglio.

E proprio in relazione a questo procedimento, a dicembre 2017 il gip aveva disposto il sequestro dei beni per Enrico Piras (assistito dall’avvocato Liliana Pintus) ma, a seguito del procedimento davanti al Tribunale del riesame, i beni erano stati dissequestrati ed erano quindi rientrati nella disponibilità di Piras. Il giudice aveva scritto nero su bianco che il sequestro dei beni era dovuto in quanto «la rilevata omissione... era funzionalmente collegata allo scopo di evadere l’imposta». Ed erano quindi scattati i sequestri di un terreno, di un fabbricato, di una Porsche, di una Mercedes e di una moto. Il tutto del valore pari agli importi che, a detta della Procura, non sarebbero stati versati: 633.455, 60 euro.

Nel 2013 la Guardia di finanza aveva sequestrato i conti correnti di Enrico Piras, all’epoca presidente del consiglio provinciale e presidente dell’associazione sportiva Portotorres Calcio, proprietaria della squadra che militava in serie D. Piras era finito sotto inchiesta per una presunta evasione fiscale da 230mila euro (Ires e Iva non pagata) contestata però alla squadra di calcio, della quale lui aveva risposto in qualità di rappresentante legale.

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