Quando Sassari diventò europea
Nel 1834 l’ingegnere Enrico Marchesi progettò l’ampliamento fuori dalle mura
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SASSARI. L’espansione ottocentesca fuori delle mura di origine medievale apre la città di Sassari verso un’era di rinascita urbanistica e culturale. I riferimenti sono direttamente riferibili alla cultura urbanistica torinese di derivazione francese, una connessione europea che caratterizza una fase storica di grande rilevanza.
Nell’800 infatti si rafforzano gli scambi commerciali con i porti di Genova Marsiglia e Tolone e verso gli anni trenta di quel secolo fu emessa l’autorizzazione reale a costruire fuori di quelle mura che erano mantenute ed imposte dal riconoscimento della città come “piazzaforte”.
Nel 1834 viene dato incarico all’ingegnere Enrico Marchesi di compilare il “piano d’ampliazione e abbellimento”. La connessione con la città preesistente viene elaborata dal Marchesi mediante cinque isolati dalla forma asimmetrica che “assorbono” le discontinuità della curvatura della cinta muraria e predispongono alla maglia ortogonale dei nuovi 14 isolati regolari proposti. Il segno urbanistico, cifra del progetto di piano, è senz’altro da individuare nel sistema di piazze. L’asse prioritario della nuova parte di città è la prosecuzione della strada centrale della città medievale ed attraversa la grande piazza progettata come ottagonale, la futura Piazza d’Italia. Il centro di questo grande spazio pubblico, perimetrato da edifici amministrativi è attraversato ortogonalmente a sua volta da una via che conduce ad un’altra grande piazza circolare. Una nuova cinta, questa volta costituita da un viale alberato perimetra l’insieme di spazi ed isolati. Un’esedra semicircolare alberata in corrispondenza della via principale è la nuova porta sud sud est di Sassari.
Le grandi strutture dell’ospedale e del carcere di San Sebastiano proseguono l’impianto del Marchesi verso la fine dell’800 e nel primo quarto del XX secolo con il completamento degli edifici che perimetrano gli isolati in prosecuzione della maglia regolare, con il museo e alcune notevoli residenze e ville si può ritenere completata l’addizione della città ottocentesca di Sassari.
Nell’800 infatti si rafforzano gli scambi commerciali con i porti di Genova Marsiglia e Tolone e verso gli anni trenta di quel secolo fu emessa l’autorizzazione reale a costruire fuori di quelle mura che erano mantenute ed imposte dal riconoscimento della città come “piazzaforte”.
Nel 1834 viene dato incarico all’ingegnere Enrico Marchesi di compilare il “piano d’ampliazione e abbellimento”. La connessione con la città preesistente viene elaborata dal Marchesi mediante cinque isolati dalla forma asimmetrica che “assorbono” le discontinuità della curvatura della cinta muraria e predispongono alla maglia ortogonale dei nuovi 14 isolati regolari proposti. Il segno urbanistico, cifra del progetto di piano, è senz’altro da individuare nel sistema di piazze. L’asse prioritario della nuova parte di città è la prosecuzione della strada centrale della città medievale ed attraversa la grande piazza progettata come ottagonale, la futura Piazza d’Italia. Il centro di questo grande spazio pubblico, perimetrato da edifici amministrativi è attraversato ortogonalmente a sua volta da una via che conduce ad un’altra grande piazza circolare. Una nuova cinta, questa volta costituita da un viale alberato perimetra l’insieme di spazi ed isolati. Un’esedra semicircolare alberata in corrispondenza della via principale è la nuova porta sud sud est di Sassari.
Le grandi strutture dell’ospedale e del carcere di San Sebastiano proseguono l’impianto del Marchesi verso la fine dell’800 e nel primo quarto del XX secolo con il completamento degli edifici che perimetrano gli isolati in prosecuzione della maglia regolare, con il museo e alcune notevoli residenze e ville si può ritenere completata l’addizione della città ottocentesca di Sassari.