Sassari, bimbi maltrattati a scuola: indagata un’altra maestra
Abuso dei mezzi correttivi, secondo caso all’istituto Pertini-Biasi
Sassari Mentre osservavano le registrazioni delle telecamere installate nella scuola “Pertini-Biasi” – in seguito alla segnalazione ricevuta su presunti maltrattamenti da parte di un’insegnante in una classe – la polizia ha notato che non si trattava di un caso isolato.
La squadra mobile indagava sui presunti comportamenti aggressivi che una maestra avrebbe avuto nei confronti di alcuni bambini di 3 e 4 anni. Spinte, tirate d’orecchio, colpi sulla nuca, sculaccioni, calci alle gambe che avevano avuto come conseguenza l’arresto di un’insegnante di 60 anni e la sospensione dal servizio.
Ma proprio guardando i video è emerso che quella maestra non era l’unica a utilizzare metodi violenti nei confronti di qualche alunno magari più vivace degli altri. Anche una sua collega, infatti, avrebbe tenuto una condotta decisamente discutibile, sempre nella stessa classe.
E così è stata raggiunta da un’informazione di garanzia con l’iscrizione nel registro degli indagati per “abuso dei mezzi di correzione”. Reato che si differenzia da quello più grave di maltrattamenti contestato in precedenza alla collega. I suoi metodi, in sostanza, sono stati ritenuti dalla Procura della Repubblica meno aggressivi ma comunque non consoni a quelli che dovrebbe tenere un’insegnante che si rapporta con i suoi alunni, a maggior ragione quando sono così piccoli.
L’abuso dei mezzi di correzione è previsto dall’articolo 571 del codice penale e punisce chi, “abusando di un potere correttivo o disciplinare, infligge a una persona sottoposta alla propria autorità (come un figlio da parte di un genitore, o un alunno da parte di un insegnante) dei trattamenti lesivi della sua integrità fisica o psichica”. Un reato, quindi, che si configura quando un mezzo di per sé lecito viene utilizzato in modo eccessivo, sproporzionato o inadeguato, causando un danno alla vittima. E le indagini della squadra mobile avrebbero accertato proprio questo. Ora sarà la magistratura a valutare se chiedere o meno il rinvio a giudizio dell’indagata. Così come sarà la dirigenza della scuola, eventualmente, a decidere se esistano le condizioni per sospenderla o meno dal servizio.
Solo due giorni fa La Nuova Sardegna ha dato conto della fissazione del giudizio abbreviato per la maestra di 60 anni che era stata arrestata lo scorso maggio dalla polizia. Un abbreviato condizionato con la possibile costituzione delle parti civili. Ossia i genitori dei bambini che sarebbero stati maltrattati e umiliati. L’insegnante si è sempre difesa, sostenendo di non aver mai avuto problemi di alcun genere in quarant’anni di servizio. Eppure a qualche collega e alle collaboratrici scolastiche non erano sfuggiti i suoi comportamenti nei confronti di qualche bambino. Per questo si erano rivolte alla dirigente scolastica che aveva a sua volta inoltrato la segnalazione alla questura. Il lavoro scrupoloso del personale della squadra mobile ha fatto il resto: intercettazioni ambientali, ascolto di testimoni e informativa dettagliata inoltrata alla Procura della Repubblica. I passi successivi, per entrambe le insegnanti, avverranno nel palazzo di giustizia.
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