Zooprofilattico: «L’istituto lavora ai massimi livelli»
Il direttore Laddomada difende le scelte e l’attività di produzione dei vaccini Allevatori e veterinari criticano la lentezza nel reperimento dei farmaci
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SASSARI. Allevatori e veterinari hanno denunciato le grosse difficoltà del mondo delle campagne ad attivare una puntuale ed efficace campagna vaccinatoria nelle aziende. I problemi riguardano essenzialmente la nuova legge sulla prescrizione elettronica e la scelta dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari di pretendere il pagamento anticipato del farmaco. Questa procedura comporta dispendio di tempo, file alle poste e in banca, utilizzo di strumenti informatici che talvolta i pastori non possono permettersi.
Il direttore generale dell’Izs Alberto Laddomada difende l’operato della sua struttura: «L’attività di produzione dei vaccini avvenuta negli ultimi anni è questa: nel 2017 litri 1331; 2018 litri 1524 ; 2019 (alla data odierna)litri 1228. L'Istituto Zooprofilattico della Sardegna continua a essere il primo in Italia per quel che riguarda la quantità di vaccini prodotti, che spesso vengono anche richiesti e inviati a veterinari che operano nella Penisola». C’è da dire però che l’applicazione della ricetta elettronica è recente, i problemi che sta provocando alla produzione andrebbero valutati sull’ultimo periodo. Inoltre l’attività dell’Izs non si valuta solo sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità del servizio reso, intesa anche come tempistica. Il nuovo protocollo, allungando tutti i tempi di produzione, peggiora la qualità del servizio. I vaccini stabulogeni si usano su allevamenti focolaio di malattia, prima si inoculano meglio è. Poi Laddomada rimarca l’attività di ricerca: «Sono in corso presso l'Istituto circa 15 progetti di ricerca ed escludendo comunque un ulteriore progetto europeo sullo sviluppo di un vaccino contro la Peste suina africana che sta per cominciare. Questi dati indicano che il settore della produzione e sviluppo vaccini dell'Istituto non sta attraversando un periodo di particolare difficoltà o crisi». Tuttavia il Laboratorio vaccini batterici non risulta inserito a nessun titolo in alcun progetto di ricerca dell’IZS della Sardegna. Inoltre, nessuna delle ricerche in corso contempla studi che prevedano ricadute sui vaccini stabulogeni. Il Laboratorio dell’Istituto infatti non è autorizzato e non ha strutture e strumenti per allestire vaccini virali. Il progetto europeo sul vaccino per la Peste Suina perciò non può avere ricadute sull’attività del Laboratorio vaccini.
Infine Laddomada spiega la scelta del pagamento anticipato dei vaccini da parte degli allevatori: «Questa misura si è resa necessaria in quanto i vaccini richiesti all'Istituto, prodotti e mai ritirati dagli allevatori è aumentato sensibilmente. Tale problema arreca danno all'Istituto e alle casse pubbliche nell'ordine di molte migliaia di euro ogni anno e come responsabile legale dell'Ente ho il dovere di porvi rimedio. Il costo del farmaco, in ogni modo, non è mai aumentato».
Eppure l’ultima resa alla produzione che risale a pochi giorni fa, parla per il 2019 di soli 6 ordini non ritirati, che equivalgono a poco più di 2,5 litri di vaccino pari a poche centinaia di euro di valore.
In ogni modo i vaccini hanno una scadenza di 8 mesi, e potrebbero essere reimmessi sul mercato nell’arco di una sessantina di giorni quando non ritirati. Questo potrebbe evitare di perdere il farmaco. Inoltre, per gli allevatori che non ritirano i vaccini ordinati, potrebbe essere predisposto una sorta di daspo, o una sorta di sanzione o addebitamento per gli ordini futuri.
Il direttore generale dell’Izs Alberto Laddomada difende l’operato della sua struttura: «L’attività di produzione dei vaccini avvenuta negli ultimi anni è questa: nel 2017 litri 1331; 2018 litri 1524 ; 2019 (alla data odierna)litri 1228. L'Istituto Zooprofilattico della Sardegna continua a essere il primo in Italia per quel che riguarda la quantità di vaccini prodotti, che spesso vengono anche richiesti e inviati a veterinari che operano nella Penisola». C’è da dire però che l’applicazione della ricetta elettronica è recente, i problemi che sta provocando alla produzione andrebbero valutati sull’ultimo periodo. Inoltre l’attività dell’Izs non si valuta solo sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità del servizio reso, intesa anche come tempistica. Il nuovo protocollo, allungando tutti i tempi di produzione, peggiora la qualità del servizio. I vaccini stabulogeni si usano su allevamenti focolaio di malattia, prima si inoculano meglio è. Poi Laddomada rimarca l’attività di ricerca: «Sono in corso presso l'Istituto circa 15 progetti di ricerca ed escludendo comunque un ulteriore progetto europeo sullo sviluppo di un vaccino contro la Peste suina africana che sta per cominciare. Questi dati indicano che il settore della produzione e sviluppo vaccini dell'Istituto non sta attraversando un periodo di particolare difficoltà o crisi». Tuttavia il Laboratorio vaccini batterici non risulta inserito a nessun titolo in alcun progetto di ricerca dell’IZS della Sardegna. Inoltre, nessuna delle ricerche in corso contempla studi che prevedano ricadute sui vaccini stabulogeni. Il Laboratorio dell’Istituto infatti non è autorizzato e non ha strutture e strumenti per allestire vaccini virali. Il progetto europeo sul vaccino per la Peste Suina perciò non può avere ricadute sull’attività del Laboratorio vaccini.
Infine Laddomada spiega la scelta del pagamento anticipato dei vaccini da parte degli allevatori: «Questa misura si è resa necessaria in quanto i vaccini richiesti all'Istituto, prodotti e mai ritirati dagli allevatori è aumentato sensibilmente. Tale problema arreca danno all'Istituto e alle casse pubbliche nell'ordine di molte migliaia di euro ogni anno e come responsabile legale dell'Ente ho il dovere di porvi rimedio. Il costo del farmaco, in ogni modo, non è mai aumentato».
Eppure l’ultima resa alla produzione che risale a pochi giorni fa, parla per il 2019 di soli 6 ordini non ritirati, che equivalgono a poco più di 2,5 litri di vaccino pari a poche centinaia di euro di valore.
In ogni modo i vaccini hanno una scadenza di 8 mesi, e potrebbero essere reimmessi sul mercato nell’arco di una sessantina di giorni quando non ritirati. Questo potrebbe evitare di perdere il farmaco. Inoltre, per gli allevatori che non ritirano i vaccini ordinati, potrebbe essere predisposto una sorta di daspo, o una sorta di sanzione o addebitamento per gli ordini futuri.