La Nuova Sardegna

Sassari

Accoltellò il marito violento sconterà tre anni e 4 mesi

di Luca Fiori
Accoltellò il marito violento sconterà tre anni e 4 mesi

La donna 53enne era stata arrestata nel 2016 dopo aver ferito l’ex con un coltello Condannato anche lui per maltrattamenti in famiglia alla pena di un anno e 4 mesi

14 novembre 2019
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SORSO. Il giudice ha riconosciuto che era vero che l’ex marito la maltrattava, ma la sua reazione con in mano un coltello a serramanico fu certamente spropositata e per questo l’ha condannata a tre anni e 4 mesi di carcere per tentato omicidio.

Mentre l’ex coniuge violento se l’è cavata con una pena inferiore. A lui il giudice dell’udienza preliminare Carmela Rita Serra ha inflitto un anno e 4 mesi di reclusione per i maltrattamenti.

È arrivata ieri a fine mattinata la doppia sentenza nei confronti di Michela Gioia 53 anni e Giovanni Pulino di 43, entrambi di Sorso – un tempo marito e moglie – finiti tutti e due in un’aula di tribunale con il duplice e insolito ruolo di imputato e parte offesa.

La donna, difesa dall’avvocato Carlo Pinna Parpaglia, doveva difendersi dall’accusa di tentato omicidio per aver accoltellato – la sera del 23 settembre del 2016 – l’ex coniuge al termine dell’ennesimo litigio in mezzo alla strada nel centro di Sorso. Ma al tempo stesso era stata chiamata a raccontare in aula le violenze subite dal marito durante la loro convivenza. Giovanni Pulino, difeso dall’avvocato Mario Spanu, era parte offesa per le due coltellate ricevute dalla moglie tre anni fa ma anche imputato per averla – secondo le accuse – perseguitata, minacciata di morte e insultata pesantemente e addirittura cercato di colpirla con la catena di una moto. La scorsa udienza il pm Beatrice Giovannetti aveva chiesto la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni aggravate e la condanna per Michela Gioia a una pena finale di due anni.

Il giudice ha ritenuto invece che quello della donna fosse un tentativo di uccidere e l’ha condannata anche a un risarcimento di 15 euro nei confronti dell’ex marito e all’interdizione per cinque anni dagli uffici pubblici. «Non capiamo questo verdetto, aspettiamo di conoscere le motivazioni, ma sicuramente presenteremo ricorso in appello. Michela Gioia è una vittima, non una carnefice», ha commentato il difensore della donna, l’avvocato Carlo Pinna Parpaglia, che aveva chiesto per la sua assistita la legittima difesa o, in subordine, le lesioni aggravate, ricordando le continue violenze subite dall'imputata prima e dopo la separazione. L’aggressione si era verificata al culmine di una violenta lite. La donna aveva impugnato un coltello a serramanico e colpito l’ex marito al petto e alla schiena, mentre lui tentava di scappare.

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