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Sassari, morosi a Predda Niedda: da lunedì via agli slacci

Sassari, morosi a Predda Niedda: da lunedì via agli slacci

Abbanoa sul piede di guerra contro 545 "furbetti" che non si sono messi in regola con un regolare contratto

23 novembre 2019
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SASSARI. Abbanoa rompe gli indugi. E, dopo aver atteso 4 mesi che le 661 utenze censite a Predda Niedda formassero un regolare contratto, passa alle maniere forti. Da lunedì i 545 “furbetti” che hanno fatto orecchie da mercante di fronte la raffica di avvisi inviati dopo il passaggio del sistema idrico della zona industriale dal consorzio Zir ad Abbanoa lo scorso agosto verranno disattivate. Troppi i tentativi “bonari” falliti dall’ente, troppi i danni già subiti per la mancata contrattualizzazione, con un buco da 500mila euro che si è già creato, e che rischia di allargarsi a dismisura.

Non che per Predda Niedda sia una novità. Fino al passaggio della rete ad Abbanoa l’intera zona industriale era collegata a un unico contatore intestato al Consorzio, che negli anni aveva accumulato una morosità di 25 milioni, sanata dalla Regione.

Clamorosa poi la giungla trovata dall’ente gestore delle acque al momento del primo censimento, con 130 utenze (su 661 totali) non presenti negli elenchi del Consorzio (di cui per appena 54 è stato possibile accertare la ragione sociale), 34 utenze che si riforniscono in tutto o in parte da fonti alternative alla rete (pozzi o altro), ma non hanno comunicato i quantitativi di reflui immessi nelle fognatura pubblica che garantisce il servizio di depurazione. E 75 aziende, tutte sprovviste di autorizzazione allo scarico, che immettono in fognatura acque reflue industriali.

Un caos che Abbanoa, che nel mentre ha già investito 200mila euro per adeguare allacci idrici e fognari, e ha in animo di investirne 2 milioni, ha provato ad affrontare con Pec, avvisi nel contatore, mail e richiami. E anche una “richiesta di aiuto” al Comune.

Da lunedì si cambia registro. E si parte con gli slacci. Per voltare pagina una volta per tutte ed evitare di affondare un’altra volta dentro i fiumi di acqua che nessuno sembra voler pagare. (g.bua)

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