La Nuova Sardegna

Sassari

Università di Sassari: «La scuola di Cardiologia non chiuderà»

di Giovanni Bua
Università di Sassari: «La scuola di Cardiologia non chiuderà»

Il rettore Carpinelli: «Pronto un piano per rispettare i requisiti. Salvare e rinforzare le specializzazioni è la nostra priorità»

06 dicembre 2019
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SASSARI. «La scuola di specializzazione in Cardiologia non chiuderà». Sgombra subito il tavolo da voci, paure, polemiche e strumentalizzazioni il rettore Massimo Carpinelli. E lo fa seduto al fianco del direttore generale dell’Aou Nicolò Orrù, del preside di Medicina Andrea Montella e del delegato rettorale per Medicina, e direttore della scuola di specializzazione in Anestesia,Rianimazione e Terapia Intensiva, Pier Paolo Terragni. Plastica dimostrazione che: «L’attenzione sul tema delle scuole di specializzazione è massima – continua Carpinelli –. E università, Aou e Regione vanno avanti in pieno accordo e con importanti investimenti per rafforzare le scuole esistenti e renderle coerenti con i nuovi e più stringenti parametri di accreditamento ministeriali».

Parametri che, tra gli altri requisiti, prevedono che ogni scuola di specializzazione sia collegata a una struttura complessa a direzione universitaria e non, come l’attuale Cardiologia, ospedaliera. Natura che, rispettando il complicato equilibrio dei “primariati” all’interno dell’Aou, non sarà cambiata. «Ma questo non è un problema – sottolinea Carpinelli – e la strada per risolvere il problema è già segnata. E votata la scorsa primavera nel Collegio di Direzione formato dal rettore, dal preside di facoltà e da tutti i capi dipartimento». Il progetto è di fra nascere una “struttura di sede” (che si affianchi alla Cardiologia, che resterà ospedaliera) a guida universitaria. Che rispetti i parametri imposti dal ministero e allo stesso tempo garantisca una formazione adeguata e completa ai giovani medici con la possibilità di frequentare e partecipare attivamente a tutte le attività clinico-assistenziali della struttura.

Problema risolto? In parte. Quello che si è abbattuto sulle scuole di specializzazione italiane, che già ora rappresentano il vero “imbuto formativo” dei futuri medici e hanno posti per meno del 70 per cento dei laureati, è stato un vero e proprio tsunami. «Da cui Sassari – tiene a precisare Carpinelli – è uscita praticamente incolume. I nuovi parametri infatti sono complessi, stringenti, e hanno costretto gli Atenei a una risposta rapida e importante, che non tutti sono riusciti a mettere in campo». Uno di questi chiede che in ogni scuola siano presenti due professori di ruolo nel settore scientifico-disciplinare di riferimento. «Per adeguarci – spiega il rettore – abbiamo messo in campo un importante piano di reclutamento, con 5 ordinari e 18 associati, a cui andranno ad aggiungersi altri 4 ordinari e 5 associati. Il tutto con un importante investimento da parte della Regione, che ha messo a disposizione 12 milioni, e dell’Ateneo, che di fatto destina alla facoltà di Medicina il 25 per cento delle sue risorse». A questo fa ad aggiungersi un importante supporto tecnico per la preparazione della domanda di accreditamento, che nei casi delle scuole più grosse può arrivare a 50 pagine di documentazione. E un complesso gioco di equilibrio nella divisione dei “primariati” che rispetti la ratio che in Aou li vuole divisi più o meno equamente tra ospedalieri e universitari. «È però evidente – spiega Carpinelli – che i nodi stanno venendo al pettine. Le figure apicali in Aou sono assegnate secondo i parametri regionali calcolati sui posti letto. Ma non si tiene conto del fatto che Sassari è un hub di secondo livello, e quindi ha tutte le specialità e svolge anche un importante ruolo sociale sopperendo alle carenze dell’assistenza territoriale. E che è anche l’ospedale di formazione più grande dell’Isola. Non è pensabile e nemmeno utile che, per far crescere la sua facoltà di Medicina e nelle scuole di specializzazioni, l’Università debba “mangiare” l’ospedale. Ed è evidente che a Sassari debbano essere concesse più figure apicali».

Il “problema” Santissima Annunziata è anche però il grande vantaggio dell’Ateneo Sassarese. I posti delle scuole di specializzazione sono infatti parametrati in base alla effettiva “forza didattica” che altro non è che la produzione aziendale. Insomma, più anestesie si fanno all’anno della struttura più borse di anestesia saranno accreditate. «Sotto questo punto di vista la forza di una struttura come la nostra, che oltretutto si mette in rete con Alghero, Ozieri, Olbia, non ha eguali. E infatti abbiamo ottenuto più posti nelle scuole dello scorso anno».

Posti che andrebbero finanziati con borse regionali. E “messi al sicuro” con una legge (già depositata in consiglio) che preveda che chi si forma nell’Isola lì rimanga a lavorare per un congruo periodo di tempo (in alcune regioni si arriva a 5 anni). «La Regione ha già messo in campo tutte le risorse possibili previste nella programmazione triennale – chiude il rettore Carpinelli – ma ci ha assicurato che farà ancora di più. Il ritorno per la Sanità, e per l’Isola intera, è d’altronde immediato e importante. E su questo l’accordo è totale».

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