La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, di padre in figlio: Rossetti compie duecento anni

di Paoletta Farina
Sassari, di padre in figlio: Rossetti compie duecento anni

La gioielleria amata dai sassaresi raggiunge quest’anno lo storico traguardo. Nel 1820 fu Sechi Pieroni ad aprire il negozio: un matrimonio ne cambiò il nome

01 febbraio 2020
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SASSARI. Di padre in figlio da duecento anni. È un record quello della gioielleria da Rossetti. Nel 1820 si alzò per la prima volta la serranda sotto il nome Sechi Pieroni, da qualche anno è intitolata ad Elisabetta Rossetti, per volere del figlio e del marito. Nel mezzo generazioni di orefici che hanno preservato l’azienda anche in tempi di crisi, fino a riuscire a festeggiare un traguardo di longevità imprenditoriale che in città sembra essere l’unico.

«Sono orgoglioso di quello che ha fatto la mia famiglia e continuo nel suo solco», dice Luigi Mannuzzu, 43 anni, ultimo erede non solo di un negozio, ma anche un patrimonio di storia del commercio cittadino. «La nostra insegna ha sempre rappresentato la qualità e un punto di riferimento nel settore della gioielleria, ma anche un’attività legata alla vita e al benessere della città che proprio tra il 1800 e il 1900 ha visto crescere l’imprenditoria e con essa aumentare anche le classi agiate e il loro potere d’acquisto». Il gioiello acquistato prima da Giovanni Sechi Pieroni e poi da Ademaro Rossetti, quindi, rappresentava un segno di quella nuova ricchezza.

Giovanni Sechi Pieroni era un commerciante benestante quando fece arrivare dal Piemonte un giovane e provetto orologiaio. Galeotta fu quell’assunzione perché Ademaro Rossetti si innamorò della bella nipote del datore di lavoro con la quale convolò a nozze. E quando Sechi Pieroni morì, l’oreficeria di piazza Azuni passò al marito della nipote. Divenne così la gioielleria Ademaro Rossetti “già Sechi Pieroni” come è ben visibile sulle targhe in marmo del palazzo all’angolo con largo Cavallotti che sono state conservate, per ordine della Soprintendenza, anche quando il negozio è stato venduto dalla famiglia Rossetti, nel 2018, a un gruppo immobiliare che l’ha dato in affitto al brand di abbigliamento per l’infanzia Okaidi. E la gioielleria è rinata in largo Cavallotti intitolata a Elisabetta.

Alla morte di Ademaro Rossetti fu il figlio Luigi , per tutti Gino, a ereditare l’attività che portò avanti con grandi capacità ed esperienza, mantenendo e accrescendo una clientela amante del lusso e delle cose pregiate. Esperto di gemme, uomo di gusto, al suo fianco in negozio ebbe anche la moglie Guglielmina Egg, di origini svizzero tedesche, la cui madre, rimasta vedova, aveva sposato in seconde nozze un componente della famiglia Stangoni, illuminati imprenditori agricoli di Valledoria. E di padre in figlio, alla morte prematura di Gino, nel 1975, furono i figli Elisabetta e Ademaro, a rinnovarla e a mandarla avanti. Anni in cui non sono mancate difficoltà, ma superate se Luigi Mannuzzu può, con il padre Salvatore, festeggiare i due secoli dell’azienda di famiglia.

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