La Nuova Sardegna

Sassari

Stalking e tentata violenza, tre anni all’ex marito

Stalking e tentata violenza, tre anni all’ex marito

«Ti metto la fune al collo e ti ammazzo», condannato un 59enne di Alghero originario della Barbagia

28 febbraio 2020
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SASSARI. Condannato a tre anni senza il beneficio della sospensione condizionale della pena. È la sentenza emessa dal collegio presieduto dal giudice Giuseppe Grotteria (a latere Mauro Pusceddu e Valentina Nuvoli) nei confronti di un ex marito accusato di stalking, tentata violenza sessuale, violazione di domicilio e violenza privata ai danni della ex moglie. Bersaglio degli atti persecutori e delle minacce di morte in alcuni casi sarebbe stato anche l’anziano padre di lei.

«Ti ammazzo, ti metto la fune al collo e ti attacco alla macchina». Sono solo alcune delle parole minacciose che l’imputato, un 59enne del Nuorese residente ad Alghero, aveva rivolto alla sua ex di 49 anni, anche lei della Barbagia. La donna, che si stava costruendo una vita con un altro uomo, era piombata in un incubo. Al termine della requisitoria il pm Maria Paola Asara aveva chiesto una condanna a 5 anni per l’imputato. Richiesta alla quale si erano allineati gli avvocati di parte civile Filippo Carta e Michele Sanna (che assistevano rispettivamente la vittima e l’anziano genitore). Mentre l’imputato era difeso dall’avvocato Luca Diaz. Il giudice ha disposto un risarcimento di 9mila euro per la donna, mentre per l’84enne 1.500 euro.

Una serie di episodi, quelli contestati dalla Procura, cominciati nel 2015 dopo la separazione. Uno stalking continuo che aveva costretto la donna a chiudere la propria utenza cellulare «procurandole insonnia per giorni e costringendola ad abbandonare l’abitazione familiare di Alghero» e ad andare a vivere in un paese del Nuorese, nonostante il giudice civile avesse assegnato a lei la casa. E poi c’erano i pedinamenti e i giorni in cui l’uomo avrebbe impedito alla ex moglie di uscire dal parcheggio, e ancora le chiamate incessanti e le “visite” non proprio casuali nel paese dove lei si era trasferita. All’imputato era contestata anche la tentata violenza sessuale. Un giorno, dopo aver aspettato che lei uscisse dall’abitazione di un’amica, aveva bloccato lo sportello mentre la donna saliva in macchina «cercando di baciarla e accarezzandole il braccio sinistro», e rivolgendole in quegli istanti le frasi: “Guarda che vengo a cercarti e ti ammazzo”. (na.co.)

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