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Sassari

Verbale falso, vigile di Tissi assolto in via definitiva

Verbale falso, vigile di Tissi assolto in via definitiva

Per Giovanni Sanna si chiude dopo dieci anni una lunga vicenda giudiziaria. Accusato da un imprenditore edile: «Mi perseguita». I giudici lo hanno scagionato

09 marzo 2020
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TISSI. Assolto dall’accusa di falso ideologico perché il fatto non sussiste. Dopo dieci anni i giudici della corte d’Appello di Cagliari hanno messo la parola “fine” alla lunga vicenda giudiziaria che vedeva imputato Giovanni Sanna, vigile urbano di Tissi. I giudici, rispetto alle accuse mosse all’imputato da parte di Gionni Deledda, un imprenditore edile dello stesso paese, hanno affermato che “l’errore nell’individuazione della vettura in sosta vietata non costituisce reato” e hanno anche dichiarato che il fatto non sussiste per quanto attiene “l’attestazione della non presenza del trasgressore”.

La storia risale al 2010: il 17 febbraio Deledda era stato sanzionato da Sanna perché la sua Bmw risultava parcheggiata in via Municipale nello stallo riservato ai disabili. In realtà l’auto era in officina da alcuni giorni per delle riparazioni. Eppure, a distanza di quattro mesi, al proprietario era arrivato un verbale della polizia municipale che contestava la sosta vietata. Fin qui nulla, o quasi, di così irreparabile. In questi casi di solito si fa un ricorso, si esibiscono le fatture dell’officina meccanica e tutto fila liscio. E invece succede che il vigile Sanna viene rinviato a giudizio per falsità ideologica in atti pubblici commessa da pubblico ufficiale, in concorso con Lorenza Locci, agente ausiliario, e con l’allora comandante della polizia municipale. E succede anche che Sanna viene condannato in abbreviato dal gup Michele Contini a due anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Mentre le due donne vengono assolte.

«Quel vigile mi perseguita», sosteneva Deledda. Il suo avvocato Rossella Pinna aveva spiegato in tribunale che gli atti falsi in realtà erano due. Nel verbale di contestazione figurava la Bmw nello stallo disabili ma in realtà c’era un Doblò, di proprietà di Deledda, che infatti non aveva negato: «È vero, parcheggiai lì il Doblò. Ma non la Bmw. E soprattutto ero presente quando i vigili passarono. Invece (e qui sta la seconda falsità ndr) nel verbale scrissero “in assenza del trasgressore”». Due errori che per l’accusa avrebbero dimostrato un accanimento “volontario” di Sanna nei confronti di Deledda.

Ma i giudici d’appello avevano ribaltato questa sentenza: l’avvocato Giuseppe Masala – che ha assistito il vigile urbano in tutti e tre i gradi di giudizio – aveva dimostrato ai giudici che era stata indicata un’auto e non l’altra per un semplice errore materiale. Contro questa sentenza Deledda aveva presentato ricorso per Cassazione. La suprema corte aveva annullato il verdetto e rinviato per un nuovo giudizio alla corte d’appello di Cagliari perché accertasse l’utilizzabilità delle dichiarazioni rese dalla collega dell’imputato, la Locci, nella fase istruttoria: essendo anche lei indagata, infatti, non avrebbe potuto rivestire la qualità di testimone.

Era successo che la Locci a sommarie informazioni aveva dichiarato che dopo aver visto l’auto in sosta parcheggiata nello stallo riservato agli invalidi, lei e Sanna erano andati al bar e avevano visto uscire Deledda. La Locci aveva precisato non solo di avere notato l’imprenditore uscire dal bar, ma di averlo anche visto andare verso il suo furgone, sedersi, avviare il motore e partire. Quindi, questa era la tesi della parte offesa, non corrispondeva al vero che i due vigili non avessero potuto contestare la contravvenzione perché il trasgressore era assente.

Ma alcuni giorni fa la corte d’appello ha stabilito che le dichiarazioni rese dalla Locci al luogotenente sono inutilizzabili e ha anche ritenuto inidonee le dichiarazioni spontanee da lei rese a dibattimento con le quali aveva, genericamente, riconfermato quanto già dichiarato al luogotenente nella fase istruttoria, perla loro «inconsistenza ai fini del decidere».

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