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Sassari

Alghero: cade nel condominio, va risarcito

Nadia Cossu
Alghero: cade nel condominio, va risarcito

Il pavimento era bagnato ma mancava il cartello di segnalazione. I giudici: «Pericolo non prevedibile»

09 marzo 2020
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SASSARI. Il condominio e l’impresa che si occupa della sua pulizia sono responsabili per i danni conseguenti alla caduta di una persona sul pavimento appena lavato, se il danneggiato «non è in grado di percepire facilmente il pericolo». Lo ha stabilito la Cassazione il 18 febbraio accogliendo il ricorso e cassando con rinvio la decisione della corte d’appello di Sassari che aveva invece dato torto a un cittadino di Alghero.

La storia. Nel 2005, un 55enne era andato a casa della zia che era morta durante la notte. Mentre si trovava nell’appartamento insieme agli altri congiunti, le dipendenti di un’impresa di pulizia avevano lavato le scale condominiali. Uscendo dall’abitazione, l’uomo era scivolato nell’androne a causa del pavimento bagnato e si era fratturato tibia e perone. Ne erano seguite visite, sofferenze, una lunga convalescenza. L’algherese aveva deciso di chiedere il risarcimento del danno e, assistito dall’avvocato Edoardo Morette, aveva citato in giudizio davanti al Tribunale di Sassari l’impresa di pulizie e il condominio, nella persona del suo amministratore. Sosteneva, infatti, che erano assenti i cartelli che avrebbero dovuto invitare a prestare attenzione e che nulla aveva potuto fare per evitare la caduta, non essendosi accorto del pavimento bagnato. Oltretutto nel pavimento era rimasta solo un po’ di umidità, quindi non c’era nessuna traccia di acqua o sapone in grado di metterlo in allerta.

Prima sentenza. Dopo sette anni, con sentenza emessa nel 2012, il tribunale di Sassari aveva accolto la domanda del danneggiato, ritenendo che l’impresa e il condominio fossero entrambi responsabili: la prima per aver eseguito il lavaggio delle scale senza mettere gli appositi cartelli di avviso e il secondo quale custode del vano scala dello stabile. Il giudice li aveva condannati al risarcimento del danno.

L’appello. Ma il titolare dell’impresa di pulizia (rappresentato dall’avvocato Isabella Castiglia) e il condominio (con l’avvocato Giulio Spanu) avevano impugnato la sentenza: sostenevano che la causa del danno fosse riconducibile all’imprudenza della stessa vittima che aveva deciso di scendere per le scale nonostante il pavimento bagnato.

Seconda sentenza. Nel 2018 la Corte d’appello di Sassari dà ragione agli appellanti e ribalta la sentenza: la caduta era stata causata dall’imprudenza del condomino che si era avventurato per le scale nonostante il pavimento fosse umido e, quindi, scivoloso. Il danno, per il povero 55enne, è enorme: deve restituire quanto ricevuto a titolo di risarcimento (20mila euro) e deve anche pagare le spese legali del primo e del secondo grado di giudizio.

La vittoria in Cassazione. Il cittadino non si arrende e attraverso l’avvocato Morette impugna la sentenza in Cassazione: sostiene che la Corte d’appello non abbia esaminato la circostanza del pavimento bagnato – non segnalato – decisiva ai fini del giudizio. La sentenza non aveva inoltre valutato correttamente la circostanza che “nel pavimento non c’erano né detersivo, né abbondante acqua essendo già stata completata la pulizia”. Quindi il pericolo non era facilmente percepibile. La corte di Cassazione ha ritenuto i motivi fondati e ha accolto il ricorso. In particolare, ha rilevato che il giudice del merito ha sbagliato perché ha ritenuto che ci fosse stato un comportamento colposo della vittima. Secondo i giudici di Roma, in tema di responsabilità civile per danni da cose in custodia, «la condotta del danneggiato deve essere valutata tenendo conto del dovere generale di ragionevolezza, sicché quando la situazione di pericolo può essere prevista ed evitata attraverso la normale diligenza, il danneggiato non ha diritto al risarcimento se gli succede qualcosa». Ma in questo caso, proprio perché non c’era presenza abbondante di acqua, come accertato dal giudice, ma solo l’umidità successiva al lavaggio, il pericolo era meno prevedibile. Ora la corte d’appello di Cagliari dovrà rivalutare il caso alla stregua del principio stabilito dalla Cassazione.

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