La Nuova Sardegna

Sassari

«Anziani lasciati soli? Il medico ha rischiato di morire di Covid»

di Luigi Soriga
«Anziani lasciati soli? Il medico ha rischiato di morire di Covid»

Il 26 marzo la dottoressa ha la febbre, il tampone è positivo Desole (Fimmg): «Nessuno ha mai abbandonato i pazienti» 

19 aprile 2020
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wSASSARI. Le parole del sindaco Campus sono state pesantissime: gli anziani di casa Serena letteralmente abbandonati dai propri medici di fiducia. La nave in balia della tempesta del coronavirus lasciata al proprio destino da chi invece dovrebbe traghettarla in acque più sicure. In un momento in cui chi opera sul fronte della sanità viene percepito come una sorta di eroe impegnato in prima linea a costo della vita, sui medici di base viene gettata invece un’ombra che ne svilisce il ruolo. Solo un medico, dice Nanni Campus, è rimasto in trincea. Gli altri due in fuga.

Uno di questi ha appreso l’accusa di diserzione mentre leggeva il giornale, e non l’ha presa bene. Era appena uscita da una polmonite, da un febbrone persistente, e da tutti quei sintomi di una forma aggressiva di coronavirus. Sopravvissuta alla malattia, ma le dichiarazioni del sindaco si sono abbattute come un colpo di grazia.

«Il 19 marzo la dottoressa si è sottoposta al tampone – spiega il segretario provinciale dei medici di base Antonello Desole – e l’esito è stato negativo. Non stava benissimo ma ha continuato a svolgere il proprio servizio. Che in una fase di emergenza pandemia, cambia necessariamente modalità. E non per volere del medico di base, ma per le direttive del ministero poi recepite da Regione e Ats. Quindi restano garantite le ricette, le consulenze sanitarie ma non può proseguire il così detto Adr, cioè le ore giornaliere dedicate all’interno di Casa Serena. Perché le linea guida vietano il contatto fisico col paziente, da momento che il medico svolge anche servizio ambulatoriale esterno, gestisce mediamente un migliaio di pazienti, e non può permettersi di diventare a sua volta veicolo di contagi. Un medico come il sindaco Campus queste cose le conosce bene, e dunque è molto grave che abbia usato il termine abbandono. Il medico sino al 25 marzo ha continuato ad assicurare tutte le prestazioni consentite dalle linee guida». Poi però il 26 le condizioni cliniche precipitano, il medico sta male, con sintomi molto sospetti. Invia la mail per comunicare al Comune di non poter più occuparsi di Casa Serena. Il 3 aprile arriva l’esito del secondo tampone, ed è positivo. «E il virus, lei che abbandona i pazienti, guarda caso se l’è beccato proprio nella struttura per anziani, dove la gestione dell’emergenza e la blindatura degli ospiti non è certo stata impeccabile. E ora si cerca di scaricare responsabilità su una categoria che non si merita certamente di essere infangata in questa maniera. La dottoressa non avrebbe mai potuto lasciare il proprio isolamento, perché sarebbe stata arrestata. Il suo sostituto, che si occupa di migliaia di pazienti, ha accettato l’incarico ma ha fatto presente di non poter dedicare 5 giornate fisse alla gestione di Casa Serena. E mi chiedo come si pretenda che i medici di base debbano obbligatoriamente svolgere attività ambulatoriale e visite, quando all’ospedale non si operano tumori se non urgentissimi, ci sono interi reparti vuoti e anche l’ambulatorio di oncologia è fermo». E ancora: «I medici di base si sono resi disponibili per 14 ore di consulenze giornaliere, con le ricette via mail, e se al pronto soccorso gli accessi sono diminuiti dell’80%, il merito è anche nostro. Tra tutti i sanitari morti in Italia per covid-19, la metà sono medici di base, e la dottoressa contagiata a Casa Serena poteva essere il numero 128 che perde la vita. Quindi la crocifissione ad opera del sindaco, e il linciaggio mediatico verso la categoria che è seguito, mi sembra molto ingeneroso». Il problema è che Casa Serena da casa di riposo per anziani ormai è diventata a un centro Covid 19. Pertanto in tale centro non dovrebbero più operare i medici di base, che fanno la spola come potenziali untori tra anziani e pazienti, ma almeno un medico per turno specializzato, reclutato da Ats, con le protezioni e la preparazione adatta ad affrontare un’emergenza virus.

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