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Sassari, Babudieri: "Contro il Covid iniziamo a vedere la luce: l'eparina dà buoni risultati"

Giovanni Bua
Sassari, Babudieri: "Contro il Covid iniziamo a vedere la luce: l'eparina dà buoni risultati"

Il direttore del reparto Malattie Infettive dell'Aou pur con grande cautela conferma i passi avanti nella cura dei malati

19 aprile 2020
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SASSARI«Stiamo trovando una "quadra terapeutica". C'è ancora tanto da fare, da studiare, da verificare. Ma sono stati fatti importanti passi avanti. Tra cui, ad esempio, l'uso dell'eparina a basso peso molecolare. Che sta dando ottimi risultati. E lo vediamo dai numeri dei ricoveri, che calano. E dalla situazione nelle case di riposo: Ossi, Torralba, Porto Torres, Casa Serena. Che era drammatica, e negli ultimi giorni si sta stabilizzando».

Non è pronto a facili entusiasmi Sergio Babudieri. E non potrebbe essere diversamente, dopo le ultime settimane passate in prima linea nel reparto di Malattie Infettive dell'Aou di Sassari, che dirige. E in giro, con il suo staff, in tutte le residenze per anziani del territorio. Ma «la serie di conoscenze condivise che ha permesso alla comunità scientifica di mettere in campo cure sempre più efficaci contro il Covid-19 ci sta facendo intravedere uno spiraglio di luce alla fine del lungo tunnel che stiamo percorrendo». Parole pesate con attenzione: «Perché - sottolinea il professore, membro dell'unità di crisi regionale - miracoli non se ne fanno. E ancora troppo poco sappiamo di questo virus per sapere come sconfiggerlo».

Ma l'unico modo per tornare a una pur nuova normalità «È raffinare la risposta terapeutica. Impedire che i pazienti arrivino alla fase maligna della malattia con l'insufficienza respiratoria grave e la necessità del ricovero in Terapia Intensiva. Perché è chiaro che con questa epidemia dovremo convivere. E che, come è già successo con la Spagnola un secolo fa, dopo la pausa estiva probabilmente ci sarà una nuova ondata. Soprattutto se, come è giusto, riapriremo. E allora dobbiamo farci trovare pronti».

Una nuova arma a disposizione è l'eparina, uno degli anticoagulanti più utilizzati per la prevenzione e la terapia delle tromboembolie venose e arteriose nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico. «Grazie ai nostri colleghi lombardi - spiega Babudieri - che hanno iniziato a studiare i decessi di pazienti più giovani e senza altre patologie, oggi sappiamo che le alterazioni della coagulazione e le complicazioni trombotiche nei pazienti Covid-19 hanno un ruolo significativo in termini di incidenza e di rilevanza clinica. E sono una delle più importanti variabili associate alla mortalità. Si è deciso allora, con il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco, di aggiungere questo farmaco nel trattamento di persone con quadro clinico moderato o severo. E abbiamo poi scoperto che, agli alti dosaggi a cui lo usiamo, ha anche importanti effetti antinfiammatori e antivirali».

I benefici sono stati immediati «insieme - sottolinea Babudieri - a un generale miglioramento e personalizzazione delle terapie. Stiamo imparando, ogni giorno che passa. E devo dire che stiamo ottenendo ottimi risultati anche nei pazienti anziani e con precedenti patologie, quelli più esposti. Tra ieri e oggi siamo tornati nelle case di riposo a Porto Torres e Ossi. E, come a Casa Serena e Torralba, i quasi 200 positivi presenti in tutte le strutture sono stabili, e non c'è stata necessità di nuovi ricoveri».

Ricoveri che sono in calo, permettendo a Malattie Infettive di liberare 10 dei suoi 40 posti letto per attivare un'area "grigi" per i sospetti Covid-19, al secondo piano della palazzina di viale San Pietro. «È la soluzione all'esigenza di ridurre al massimo la possibilità di trasmissione del Coronavirus all'interno degli altri reparti dell'ospedale - spiega il direttore della struttura Aou - Una sorta di area protetta che ci consente di assistere i pazienti da subito e in maniera adeguata, nell'attesa di capire con ulteriori accertamenti biologici la causa reale della malattia».

Spiragli di luce insomma: «Certamente - si sbilancia Babudieri - anche se non è ancora il momento di abbassare la guardia. Il calo dei ricoveri è infatti merito delle nuove terapie, ma anche del distanziamento sociale, che ci costa grandi sacrifici, ma che inizia a dare i suoi frutti. Sicuramente ci stiamo avvicinando a una fase in cui la malattia diventerà gestibile. In cui potremo conviverci, aspettando di batterla una volta per tutte».

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