La Nuova Sardegna

Sassari

«Mio marito forse si poteva salvare»

di Luca Fiori
«Mio marito forse si poteva salvare»

Esposto in Procura della moglie dell’uomo deceduto a marzo a causa del Covid 19: «Volevano curarlo con un mucolitico»

07 maggio 2020
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SASSARI. Per giorni hanno provato a contattare il medico di famiglia senza ottenere alcuna risposta. Poi si sono rivolti al numero verde per le emergenze e alla fine alla guardia medica di Ossi. Ma solo dopo una settimana – in cui il quadro clinico è vertiginosamente peggiorato – hanno visto finalmente arrivare a casa un’ambulanza del 118 con un medico a bordo e qualcuno che dopo tante richieste si è preso cura del loro caro che da giorni lamentava febbre, tosse e difficoltà respiratorie.

Purtroppo dopo appena sei giorni di ricovero in ospedale Roberto Pais, ambulante di Ossi di soli 51 anni, è morto nel reparto di Rianimazione di Palazzo Clemente a Sassari.

Sposato e padre di due figli, l’uomo, che non soffriva di altre patologie, è stato l’ottava vittima del coronavirus nell’isola, la prima in provincia di Sassari: una delle più giovani in assoluto. Dopo di lui Ossi ha dovuto contare altri 14 morti, risultando il paese della Sardegna più colpito dalla pandemia.

«A causa delle restrizioni – non si dà pace la moglie – dal 17 marzo, il giorno successivo al ricovero al pronto soccorso di Sassari, mi è stato impossibile vedere mio marito e sentirlo per l’ultima volta. E a oggi non sono ancora riuscita a vedere la sua cartella clinica, sebbene sia stata richiesta e a capire cosa lo abbia portato al decesso».

Due giorni fa, accompagnata dal legale di famiglia, l’avvocato Alessandra Delrio, la donna ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Sassari per chiedere che si accerti se ci siano state inefficienze e negligenze da parte degli operatori del settore sanitario nelle varie fasi: dalla valutazione della malattia alla gestione del ricovero del marito. Il sostituto procuratore Paolo Piras, a cui è stato affidata dal procuratore capo Gianni Caria la maxi inchiesta sulla gestione del Covid in provincia di Sassari e il complesso compito di raccogliere la grandissima mole di informazioni sugli ospedali cittadini, sulle Rsa e sulle misure di protezione adottate nelle varie strutture pubbliche e private, ha già incaricato i carabinieri del Nas di acquisire le cartelle cliniche di questo e di altri casi sospetti. Insieme all’esposto il legale della famiglia Pais ha depositato in Procura l’elenco delle chiamate e gli sms inviati e senza risposta a chi avrebbe dovuto intervenire già dal 13 marzo scorso, quando l’ambulante – dopo aver preso per alcuni giorni degli antinfiammatori – si era rivolto al medico di famiglia.

«Mio marito godeva di ottima salute – spiega la moglie del 51enne – e non è vero che era stato in Lombardia come è stato detto dopo la sua morte. Sono certa – aggiunge la donna distrutta dal dolore – che questa tragedia si sarebbe potuta evitare se fossero state prese decisioni in modo più coscienzioso e se non ci fosse stato il fermo al pronto soccorso di Sassari di 21 ore». Roberto Pais aveva iniziato a star male l’8 marzo e il 14 quando la temperatura corporea era salita fino a 40 gradi – si legge nell’esposto presentato dai familiari – si era rivolto al suo medico di famiglia senza ricevere alcuna risposta. Poche ore prima del ricovero, il 16 marzo, la moglie si era rivolta anche a un altro medico e alla guardia medica del paese che aveva prescritto un antibiotico. «Quel pomeriggio, dopo due giorni di chiamate senza risposta, ci ha richiamato finalmente il medico di mio marito – spiega la moglie del 51enne – e dopo aver parlato con Roberto, ormai estremamente affaticato dalla malattia, gli ha detto “tranquillo ora tua moglie va in farmacia e ti prende il Fluimucil».

Alle 19 di quello stesso giorno l’ambulante è arrivato al pronto soccorso di Sassari e solo 21 ore dopo ha comunicato alla moglie il trasferimento a Palazzo Clemente. Quella è stata l’ultima volta che lo ha sentito e quella sera stessa la donna ha saputo dell’aggravarsi delle condizioni del marito e del ricovero in Rianimazione. Il 22 l’ambulante si è arreso al virus e ora i suoi familiari chiedono alla procura di scoprire se qualcuno avrebbe potuto salvarlo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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