La Nuova Sardegna

Sassari

la protesta del sicobas 

Ritardi nel pagamento della Cig oggi sit in davanti alla sede Inps

Ritardi nel pagamento della Cig oggi sit in davanti alla sede Inps

OZIERI. Sit in questa mattina davanti alla sede dell’Inps di Ozieri per il sindacato Sicobas Sassari-Olbia, per protesta contro i gravi ritardi del pagamento della cassa integrazione ordinaria e in...

27 maggio 2020
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OZIERI. Sit in questa mattina davanti alla sede dell’Inps di Ozieri per il sindacato Sicobas Sassari-Olbia, per protesta contro i gravi ritardi del pagamento della cassa integrazione ordinaria e in deroga. Una manifestazione pacifica che si terrà dalle 10.30 alle 13. Oggetto della critica non è solo l’Inps, a cui spetta appunto il pagamento delle Cig, ma in generale il Governo Conte e tutti i governatori delle Regioni, colpevoli dei ritardi del pagamento della cassa integrazione ordinaria e della cassa integrazione in deroga ma accusati anche di aver «distribuito soldi a miliardari e banchieri». «La cassa integrazione ordinaria – dicono dal Sicobas – doveva essere pagata entro il 15 aprile, su 2.761.159 ne sono state pagate, al 15 di maggio, solamente 501.275 (dati generali per tutto lo Stato italiano). A livello nazionale su 59mila pratiche di cassa integrazione in deroga inoltrate dalle aziende, gli assegni erogati da Inps, secondo i dati aggiornati al 12 maggio, sono solo 13.877. I lavoratori che hanno beneficiato del sostegno sono poco più di 26mila, su oltre 130mila richiedenti. Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga in Sardegna sono state presentate 7046 domande, autorizzate 5916 e pagate solo 1464». Pagate in ritardo e scarse, queste buste paga di cassa integrazione, secondo Sicobas, che calcola che, con tutte le detrazioni, chi percepisce normalmente una busta paga di 1000 euro non se ne ritroverà in mano più di 300. «Non si può continuare ad andare avanti così. I governi di centrodestra e di centrosinistra – dice il sindacato – sono solo comitati d’affari di industriali e banchieri. Questa è la ragione per cui hanno dirottato miliardi di euro dalla sanità pubblica a quella privata». (b.m.)

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