La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l’ultimo scontrino dell’Auchan

di Giovanni Bua
Sassari, l’ultimo scontrino dell’Auchan

La chiusura dell’Iper tra lacrime e commozione. Ora un mese di lavori e poi arriva la Conad

09 settembre 2020
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SASSARI. Sono le 14.05 dell'8 settembre quando la cassa 19 sputa, tra lacrime e applausi, l’ultimo scontrino. E, mentre il cartello si gira sul rosso, parte un liberatorio coro dedicato a “Tino”, il cassiere che ha guadagnato il suo piccolo posto nella storia.

Ha chiuso i battenti  il supermercato Auchan. Che, per almeno quattro settimane, sarà teatro dei lavori di adattamento voluti dal suo nuovo proprietario: la Conad. E, entro fine settembre riaprirà i battenti, con una nuova insegna, una superficie di vendita ridotta da più di 7000 a 4500 metri quadri, e una diversa “filosofia”, (only food, fresco e produzioni locali) ben nota ai sassaresi che della società cooperativa bolognese sono da anni fedeli clienti. Meno forse ai tanti frequentatori di “Città Mercato”, che arrivavano da tutto il circondario ad acquistare, spesso in grandi quantità, alimentari ma anche vestiti, oggettistica, ferramenta, piante, libri e prodotti hi tech, farmaci e accessori per le auto.

Un futuro tutto da scrivere insomma, in un contesto ipercompetitivo come quello della grande distribuzione, che a Predda Niedda ha una delle sue capitali (Sassari è tra le città d’Italia con il più alto numero di supermercati in rapporto al numero di abitanti) e tra i cui confini si assiste anche in questi mesi non facili all’assalto dei “soft discount” che cercano di erodere fette di carrelli sempre più poveri che cercano comunque di rimanere pieni .

E, mentre il grande risiko va avanti (gli Auchan di Santa Gilla a Cagliari e quello di Sa Marinedda a Olbia hanno già cambiato le insegne da tempo, la chiusura di Sassari sembrava dovesse slittare e invece si è riusciti a rispettare il termine dell’8 settembre) i sindacati battagliano (e si dividono) per il futuro dei dipendenti, circa 700 nell’Isola, 172 a Sassari.

Molti ieri erano lì, ad applaudire l’ultimo scontrino. Alcuni con i volti rigati di lacrime. «Sono entrata qui che ero fidanzata, ora sono sposata con figli», racconta una che assiste emozionata. «Ho lavorato qui fin dall’apertura, spero di tornarci presto», spiega un altro.

Nomi nemmeno a parlarne, perché di festoso in questa fredda mattinata di settembre c’è comunque poco. E, nonostante il fortissimo impegno preso dal direttore commerciale della Rete Conad Nord Ovest, Michele Orlandi sul fatto che nel 2020 non ci saranno esuberi, il futuro è ancora un rebus.

Quello che è certo è che ieri mattina, con quell’ultimo scontrino fatto da Costantino alla Cassa 19, si è chiuso un lungo capitolo della storia della grande distribuzione cittadina, e del suo cuore, sempre più in crisi di vocazione: l’area ormai poco industriale di Predda Niedda.

Una storia lunga 30 anni, da quando il Gruppo Rinascente, creato dalla famiglia Agnelli per contrattaccare alle creazioni di ipermercati e centri commerciali da parte di Montedison-Standa, inizia ad aprire Città Mercato in tutta Italia. E arriva a Predda Niedda (inizialmente con marchio Sma) il 25 ottobre 1990. Poi il passaggio di mano degli Agnelli, l’alleanza con i francesi di Auchan, e nel 2000 il cambio definitivo di gestione e il “raddoppio” della galleria, tra non poche polemiche, che per i sassaresi rimarrà sempre quella di “Città Mercato”. Fino a quando nel 2019 la catena francese, considerata una delle aziende dominanti della grande distribuzione a livello internazionale, decide di lasciare l’Italia e Conad si lancia nell’acquisizione. Ora l’ultimo atto, di una storia ancora tutta da scrivere.
 

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