La Nuova Sardegna

Sassari

A Sorso l’ufficio tributi nella bufera

di Salvatore Santoni
A Sorso l’ufficio tributi nella bufera

Esposto dell’Anacap all’Anticorruzione e alla Corte dei Conti per l’esternalizzazione dei servizi di accertamento

05 novembre 2020
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SORSO. È bufera sull’esternalizzazione dei servizi di accertamento dell’ufficio Tributi. Nei giorni scorsi l’Associazione nazionale aziende concessionarie servizi entrate enti locali (Anacap) ha inviato un esposto all’Anticorruzione, alla procura della Corte dei conti e al sindaco. Nel mirino è finito l’appalto a una ditta esterna: secondo l’associazione l’affidamento sarebbe illegittimo. Il caso è scoppiato dopo che il Comune, con la determinazione numero 156 del 29 ottobre scorso, ha incaricato di una serie di servizi la Kibernetes Srl – con sede centrale in provincia di Treviso e uffici periferici in tutta Italia – una ditta che ha già lavorato con l’ente sorsense.

L’oggetto del contratto riguarda l’attività (per un anno) di accertamento Imu e Tasi del 2015 e prevede anche la predisposizione della banca dati e regolarizzazioni degli anni 2016/2019. Inoltre sono previsti altri accorgimenti come sportello fisico, mail dedicata, numero verde, solleciti di pagamento Tari 2015, stampa e imbustamento degli avvisi, aiuto ai cittadini per la corretta contribuzione Imu 2020. Servizi per i quali il Comune ha previsto un costo fisso di oltre 22mila euro più uno variabile: alla ditta sono garantiti il 20 % sugli incassi spontanei e il 5 % sulle somme riscuotibili coattivamente. L’esposto dell’Anacap verte su due questioni: la rotazione degli appalti e i requisiti della ditta. «Il servizio – si legge nell’esposto firmato dal presidente dell’Anacap, Pietro di Benedetto – è stato affidato, con asserito ricorso al mercato elettronico, con ordine di acquisto alla stessa società che in precedenza gestiva il medesimo servizio, in palese violazione della vigente normativa che impone il criterio di rotazione negli affidamenti di appalti, forniture e servizi».

La seconda – e più articolata – contestazione riguarda l’iscrizione all’albo nazionale dei concessionari della riscossione. L’Anacap, infatti, che tutela i propri iscritti, è dell’idea che la ditta scelta dal Comune non abbia i titoli per poter svolgere l’incarico. «La determinazione – si legge ancora nell’esposto – non tiene conto della modifica legislativa intervenuta con la legge 160/2019 (Bilancio 2020) a mente della quale i soggetti affidatari dei servizi di supporto all’accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali devono essere iscritti nella sezione separata dell’albo previsto dall’articolo 53 del decreto legislativo 446/97». La legge di bilancio, secondo l’Anacap, prevede un decreto ministeriale che ancora non esiste, mentre non contiene alcuna disposizione transitoria per disciplinare il periodo di vuoto. «Si può affermare – continua l’esposto – che le società che svolgono attività propedeutiche o di supporto possono partecipare alle gare indette dalle amministrazioni locali solo quando saranno iscritte alla suddetta sezione separata dell’albo». Di qui la richiesta di Anacap al Comune di procedere alla revoca dell’affidamento «a tutela dell’interesse pubblico».

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