Sassari, il processo per truffa e violenza: «Non esisteva alcun cartomante, ho inventato tutto»
di Nadia Cossu
In aula l’uomo accusato di aver raggirato una sassarese. Lei, convinta di avere il malocchio, gli consegnò 30mila euro
30 maggio 2021
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SASSARI. «Sì, ho inventato che c’era un uomo di colore, uno pericoloso che chiedeva soldi. Lei me li consegnava, era convinta che li dessi a quella persona ma in realtà li tenevo io, non stavo lavorando, ero in difficoltà».
Incalzato dalle domande del giudice Mauro Pusceddu e del pubblico ministero Lara Senatore, un imputato romeno (anche se da tempo residente a Sassari) accusato di truffa e violenza sessuale alla fine ha ammesso in aula di aver ricevuto del denaro da una donna sassarese. E in qualche modo, quindi, di averla ingannata. Lei, infatti, si era fidata di lui raccontandogli i suoi problemi “esistenziali”: un ex marito che non pagava gli alimenti, un padre gravemente malato, la convinzione di essere sovrastata da un destino che non le avrebbe riservato nulla di buono.
E proprio in questa tempesta di sentimenti per l’accusa avrebbe trovato terreno fertile il piano diabolico – fatto anche di minacce di morte – architettato dall’imputato per farsi consegnare dalla donna 30mila euro, in sei mesi. A un certo punto, esasperata, lei aveva presentato una denuncia in questura e la squadra mobile, a conclusione dell’attività investigativa, aveva arrestato il romeno.
Quell’uomo – così aveva raccontato la vittima della presunta truffa – si era mostrato molto affabile, lo aveva conosciuto al pronto soccorso, un giorno in cui lui aveva accompagnato la propria madre che aveva avuto un attacco di cuore. Nell’attesa aveva scambiato alcune parole con la donna che si trovava in ospedale per lavoro, tra i due si era creata una certa empatia anche perché Rostas (questo il nome dell’imputato) si era mostrato gentile, disponibile, premuroso. Avevano iniziato a frequentarsi ma un certo punto lui l’avrebbe convinta di essere nel bel mezzo di un influsso malefico che se non cancellato rapidamente avrebbe potuto causare seri problemi di salute a lei e alla sua famiglia. Per liberarsi di questo terribile malocchio avrebbe dovuto pagare. Non una ma più volte, perché bisognava far intervenire anche esperti di arti occulte che ovviamente chiedevano soldi in cambio.
«Si è sempre offerta lei di aiutarmi – ha detto a inizio esame l’imputato – Non sapevo come pagare le bollette, per questo ho accettato i suoi soldi. Mi raccontava della sua vita, che non le andava bene nulla, che già una volta si era rivolta a una zingara perché le togliesse il malocchio ma evidentemente lo aveva ancora. E ha chiesto a me se conoscevo qualcuno». E qui il racconto di Rostas (difeso dagli avvocati Salvo Fois e Giuseppe Masala) ha cominciato a vacillare. Da un lato ha sostenuto di aver accettato l’aiuto economico della donna perché non stava lavorando (poco credibile per l’accusa visto che anche la vittima non navigava in buone acque dopo la separazione). Dall’altro ha confermato che quei soldi lei glieli aveva consegnati per pagare un fantomatico cartomante che l’avrebbe liberata da influssi malefici. «Le ho risposto che forse conoscevo una persona, ma era una bugia perché in realtà non conoscevo nessuno. Ho preso i suoi soldi cinque o sei volte, poi alla fine le ho detto che non era possibile fare nulla. Ma non l’ho mai minacciata di morte se non mi avesse consegnato il denaro, non sono in grado di minacciare nessuno. Né ho mai tentato di violentarla».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Incalzato dalle domande del giudice Mauro Pusceddu e del pubblico ministero Lara Senatore, un imputato romeno (anche se da tempo residente a Sassari) accusato di truffa e violenza sessuale alla fine ha ammesso in aula di aver ricevuto del denaro da una donna sassarese. E in qualche modo, quindi, di averla ingannata. Lei, infatti, si era fidata di lui raccontandogli i suoi problemi “esistenziali”: un ex marito che non pagava gli alimenti, un padre gravemente malato, la convinzione di essere sovrastata da un destino che non le avrebbe riservato nulla di buono.
E proprio in questa tempesta di sentimenti per l’accusa avrebbe trovato terreno fertile il piano diabolico – fatto anche di minacce di morte – architettato dall’imputato per farsi consegnare dalla donna 30mila euro, in sei mesi. A un certo punto, esasperata, lei aveva presentato una denuncia in questura e la squadra mobile, a conclusione dell’attività investigativa, aveva arrestato il romeno.
Quell’uomo – così aveva raccontato la vittima della presunta truffa – si era mostrato molto affabile, lo aveva conosciuto al pronto soccorso, un giorno in cui lui aveva accompagnato la propria madre che aveva avuto un attacco di cuore. Nell’attesa aveva scambiato alcune parole con la donna che si trovava in ospedale per lavoro, tra i due si era creata una certa empatia anche perché Rostas (questo il nome dell’imputato) si era mostrato gentile, disponibile, premuroso. Avevano iniziato a frequentarsi ma un certo punto lui l’avrebbe convinta di essere nel bel mezzo di un influsso malefico che se non cancellato rapidamente avrebbe potuto causare seri problemi di salute a lei e alla sua famiglia. Per liberarsi di questo terribile malocchio avrebbe dovuto pagare. Non una ma più volte, perché bisognava far intervenire anche esperti di arti occulte che ovviamente chiedevano soldi in cambio.
«Si è sempre offerta lei di aiutarmi – ha detto a inizio esame l’imputato – Non sapevo come pagare le bollette, per questo ho accettato i suoi soldi. Mi raccontava della sua vita, che non le andava bene nulla, che già una volta si era rivolta a una zingara perché le togliesse il malocchio ma evidentemente lo aveva ancora. E ha chiesto a me se conoscevo qualcuno». E qui il racconto di Rostas (difeso dagli avvocati Salvo Fois e Giuseppe Masala) ha cominciato a vacillare. Da un lato ha sostenuto di aver accettato l’aiuto economico della donna perché non stava lavorando (poco credibile per l’accusa visto che anche la vittima non navigava in buone acque dopo la separazione). Dall’altro ha confermato che quei soldi lei glieli aveva consegnati per pagare un fantomatico cartomante che l’avrebbe liberata da influssi malefici. «Le ho risposto che forse conoscevo una persona, ma era una bugia perché in realtà non conoscevo nessuno. Ho preso i suoi soldi cinque o sei volte, poi alla fine le ho detto che non era possibile fare nulla. Ma non l’ho mai minacciata di morte se non mi avesse consegnato il denaro, non sono in grado di minacciare nessuno. Né ho mai tentato di violentarla».
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