La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, calci e minacce alla moglie: condannato a due anni

di Nadia Cossu
Sassari, calci e minacce alla moglie: condannato a due anni

Un 52enne avrebbe imposto alla donna anche regole su amicizie e vestiario. Assolto dall'accusa di violenza sessuale

17 novembre 2021
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Due anni e dieci giorni di reclusione per le umiliazioni, le minacce, le botte e l’imposizione della propria forza in quanto figura maschile che doveva stabilire le regole in casa.

È arrivata ieri mattina la sentenza di condanna del collegio presieduto da Mauro Pusceddu nei confronti di un 52enne accusato di aver maltrattato la moglie e il figlio «con continue minacce, percosse, ingiurie, aggressioni fisiche e verbali» (non si rendono note le generalità dell’imputato per tutelare il bambino). Dovrà inoltre risarcire la parte civile (costituitasi attraverso l’avvocato Gianfranco Oppes). L’uomo (difeso dagli avvocati Paola Cannas e Maria Giovanna Marras) è stato invece assolto con formula ampia dall’accusa di violenza sessuale nei confronti della consorte.

Secondo la ricostruzione fatta dal pubblico ministero Enrica Angioni (che aveva chiesto la condanna a quattro anni e un mese), il 52enne avrebbe imposto alla moglie «una serie continua di sofferenze fisiche e morali e un regime di vita intollerabile, dandole ordini per tutto». Regole ferree che lui dettava e che la donna doveva rispettare: «L’alimentazione, la conduzione della vita domestica, la tipologia di abbigliamento da indossare, le frequentazioni parentali e amicali».

L’avvocato Oppes nella sua discussione aveva spiegato come l’intento dell’imputato fosse quello di far sentire la propria moglie «una donna oggetto. Una famiglia patriarcale, in casa comandava l’uomo e quando qualcosa non andava diventava aggressivo. Ci sono i certificati medici a descrivere le lesioni subite». A volte veniva preso di mira anche il bambino, figlio della coppia, «picchiato con una cinghia perché non voleva andare a scuola», e ancora calci e pugni alla donna all’interno di un centro commerciale perché aveva «riversato su di lei le colpe del fatto che la figlia avesse mentito sul luogo in cui si trovava». Un’altra volta l’avrebbe «afferrata per il collo con entrambe le mani, sollevandola da terra e scaraventandola contro un pensile da cucina».

Le minacce e quel controllo perenne sulla propria vita erano diventate per la donna un peso insostenibile. Un giorno, durante una festa di paese, siccome la moglie salutò un’amica al marito non gradita «le disse che l’avrebbe presa a calci dalla piazza sino a casa, strattonandola per un braccio». Tra le accuse anche la violenza sessuale, reato dal quale è stato scagionato. Gli avvocati difensori Cannas e Marras hanno espresso soddisfazione per questa assoluzione e hanno già annunciato il ricorso in appello rispetto alla condanna per maltrattamenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative