La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso urbanistico

Sassari, no al maxi-risarcimento da 65 milioni per la lottizzazione mancata

di Davide Pinna
Sassari, no al maxi-risarcimento da 65 milioni per la lottizzazione mancata

Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune e respinge il ricorso di Immobiliare San Giacomo per il progetto mai realizzato di via Budapest

04 febbraio 2024
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Sassari Se il colpo fosse andato a segno, sarebbe stato uno di quelli da K.O. Una richiesta di risarcimento astronomica, presentata dall’impresa sassarese Immobiliare San Giacomo, nei confronti del Comune di Sassari, pari a poco più di 65 milioni di euro. Un gancio in grado di mandare al tappeto il miglior pugile incassatore o, lasciando la metafora, devastare per decenni il bilancio di qualsiasi ente locale.

Fortunatamente per il Comune di Sassari, e per i suoi cittadini che avrebbero dovuto pagare il risarcimento con tagli, austerità e aumenti dei tributi, i giudici amministrativi del Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso dell’impresa immobiliare, mettendo probabilmente la parola fine a una vicenda urbanistica che si trascina ormai da trent’anni. Si tratta di una maxi-lottizzazione immaginata nei primi anni Novanta nel primissimo tratto di via Budapest, nei terreni che stanno di fronte all’incrocio con via Rockefeller.

La società proponente, all’epoca, era la nota impresa immobiliare sassarese S.A.L.I.S. che, fra il ’92 e il ’93, aveva ottenuto dal consiglio comunale il via libera per una lottizzazione da 111mila metri cubi, una vera e propria nuova cittadella commerciale, con esercizi al dettaglio e grandi superfici di vendita, e ancora uffici, studi professionali, ristoranti, circoli privati. Un piccolo quartiere, conforme alle previsioni di quello che allora si chiamava Piano regolatore generale.

Ma che non ha mai visto la luce, perché la convenzione fra il Comune e l’impresa non venne mai firmata. Nel frattempo, la S.A.L.I.S. cominciò a navigare in acque sempre più agitate, sino al fallimento dei primi anni Duemila.

E quando il liquidatore chiese al Comune di stipulare la convenzione, ricevette un rifiuto, anche perché ormai, la visione urbanistica era cambiata e quella cittadella commerciale a due passi dagli Orti di San Pietro di Silki avrebbe potuto incontrare parecchia opposizione fra i cittadini. I terreni passarono di mano due volte, prima alla ditta Serendipity e infine all’impresa Immobiliare San Giacomo. Che tornò alla carica, decisa a far valere l’investimento e portare alla luce quella lottizzazione. Sempre però trovandosi di fronte un muro da parte del Comune.

A complicare l’intricata vicenda, oggetto di sei cause fra Tar di Cagliari e Consiglio di Stato, ci si mise l’approvazione del Piano urbanistico comunale, che stravolse le previsioni del vecchio Piano regolatore e introdusse un nuovo ostacolo, l’individuazione di una fascia di inedificabilità legata alla vicinanza con la chiesa e i giardini di San Pietro di Silki.

Questo elemento, mandò a monte le trattative dell’impresa con l’Ersu, interessato ai terreni nel 2012 per realizzare una casa dello studente. La volumetria prevista scese progressivamente, fino a ridursi a poche migliaia di metri cubi, dato che il resto avrebbe dovuto essere trasferito in altri terreni.

L’ultimo atto giudiziario è arrivato il primo febbraio, quando i giudici hanno respinto il ricorso dell’impresa contro la sentenza di primo grado, accogliendo le ragioni dell’avvocatura civica. Niente maxi-risarcimento da 65 milioni e nessun annullamento del Puc. L’impresa dovrà pagare 6mila euro al Comune per le spese legali.

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