Marijuana sequestrata dalla Finanza, la difesa: «Tutto in regola, prodotto per la filiera canapicola»
Il blitz delle Fiamme Gialle contestato dal legale dell’indagato e da Sardinia Cannabis: «L’imprenditore lavora in assoluta liceità»
Sassari. Non sarebbe marijuana destinata al mercato nero quella sequestrata a Tula dalla guardia di finanza del comando provinciale di Sassari, ma “piante intere” essiccate destinate al macero dal 2020. L’operazione risalente a un mese fa che ha portato alla denuncia a piede libero del titolare dell’azienda agricola, è stata contestata dal difensore dell’indagato, l’avvocato Marco Salaris e da Sardinia Cannabis, associazione nata nel 2017 per la coltivazione della canapa sativa in Sardegna.
Il maxi sequestro era stato effettuato all’interno di un’azienda agricola nelle campagne di Tula dai militari della guardia di finanza, impegnati in un controllo sui lavoratori, che nell’azienda erano risultati tutti in regola.
La sostanza ora verrà sottoposta ad analisi per capire che si tratti di marijuana illegale o cannabis light, la sostanza ricavata dalle infiorescenze femminili della pianta di cannabis, selezionate per il loro basso contenuto di Thc e per la ricchezza di Cbd, il composto che non ha effetti psicoattivi. Il nome “light” indica proprio la presenza minima di Thc. La cannabis era stata sequestrata e il titolare dell’attività denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Sassari.
Nella mattinata di oggi, 9 maggio, il titolare dell’inchiesta, il pm Giovanni Porcheddu, ha affidato l’incarico al perito Mario Chessa che dovrà accertare se la sostanza sia drogante o meno. Nel mentre il difensore dell’imprenditore (che hanno nominato come perito il professor Pier Luigi Caboni dell’Università di Cagliari) e Piero Manzanares presidente dell’associazione Sardinia Cannabis spiegano che si tratta di un errore. «L’imprenditore e l’azienda agricola in questione lavora in assoluta liceità, perfettamente in grado di dimostrare la tracciabilità del prodotto e la regolarità del materiale. Oggi si accusa e si espone alla gogna mediatica una persona e un imprenditore senza avere strumenti e competenze - affermano l’avvocato Salaris e l’associazione Sardinia Cannabis -da diversi anni, l’azienda di Tula si propone ed è coinvolta in una serie di attività per lo sviluppo e la promozione delle filiera canapicola, avendo più difficoltà che riconoscimenti a causa di un contesto normativo mutevole e mai chiaro. Il materiale in questione non è altro che la risultante di materiale detenuto in azienda dal 2020, costituito da biomassa “piante intere” essiccate destinate al macero. Materiale già analizzato, adeguatamente documentato e perfettamente legale»