Un bar pizzeria per non arrendersi, Cheremule riparte dal Belvedere
Dopo 8 mesi di chiusura ha riaperto l’unico locale del piccolo paese del Meilogu
Cheremule In un paese della Sardegna la chiusura dell’ultimo bar ha il sapore della resa della Vecchia Guardia napoleonica a Waterloo. Se invece riapre, sembra di sentire la tromba del Settimo cavalleggeri suonare la carica. Sta succedendo così a Cheremule, dove ieri sera la comunità ha salutato la riapertura dell’unico punto di ristoro che aveva abbassato la saracinesca otto mesi fa. Giorni lunghissimi, durante i quali la piccola comunità (poco meno di 400 residenti) non aveva avuto uno spazio fisico dove ritrovarsi e adesso saluta con gioia il nuovo percorso del Belvedere, il punto di ristoro all’interno della pineta ai bordi del paese in un sito che comprende anche un campo di calcetto, una piscina, una ludoteca e un parco giochi.
Il posto giusto per incontrarsi e richiamare gente anche dai centri vicini, perché Cheremule è piccolo, soffre per lo spopolamento ma per fortuna non è isolato e nel Meilogu è facile raggiungerlo. La struttura appartiene all’amministrazione comunale, che a partire dal 2003 ha investito tempo e risorse per trasformare quello che era un piccolo chiosco in una struttura polivalente con bar, pizzeria, spazi per lo sport e tanto verde. Una volta completata, una prima gestione ha mandato avanti il complesso per tre anni ma il percorso si è interrotto. Il Comune però ci crede e ha pubblicato un nuovo bando che ha consegnato la gestione a due imprenditori di Siligo, Gigi Corosu e Mauro Sassu, che ieri con un pizzico di emozione hanno aperto le porte e sfornato le prime pizze.
«Sono felice che il bando sia andato a buon fine e mi fa ancora più piacere che si siano presentate persone che non vivono nel nostro paese. Significa che qualcuno crede nel territorio» dice il sindaco Salvatore Masia. Origini sassaresi («sono nato e cresciuto in via Enrico Costa»), 50 anni, ormai “trapiantato” a Cheremule, ha guidato il paese una prima volta agli inizi degli anni Duemila per un lungo periodo ed è poi tornato in sella nel 2023. «Lottiamo contro lo spopolamento e teniamo duro – racconta –: abbiamo ancora il medico, anche se una volta alla settimana, la farmacia e l’ufficio postale. Mancava un bar, mancano un negozio di alimentari. Per fare la spesa andiamo a Thiesi, che dista due chilometri e ha diversi store, ma gli anziani soffrono questa situazione. E ci mancano un panificio e una macelleria, hanno chiuso qualche anno fa. Grazie al bando per i piccoli Comuni hanno preso la residenza tre nuove famiglie ed è un grande risultato, abbiamo anche provato a promuovere l’edilizia residenziale ma in questo momento costruire una casa ha costi insostenibili, almeno per la nostra piccola comunità».
Il rilancio del Belvedere può dare nuova linfa al paese e Gigi Corosu ci crede, del resto ha una lunga gavetta alle spalle nel settore della ristorazione: «Ho fatto 12 anni in Costa Smeralda, poi 15 anni a Ozieri, sempre da dipendente. Volevo mettermi in proprio e questa è una bella occasione, il locale è grande, con 50 coperti in sala e altri 60 nella veranda esterna, attorno ci sono strutture sportive molto frequentate. In più il paese non è isolato e abbiamo tante amicizie nei dintorni, c’è un bell’indotto con cui lavorare». Ma può bastare una pizzeria a tenere vivo un paese con meno di 400 abitanti? «Un locale, di per sé, non fa la differenza – risponde il sindaco –: la vitalità di un paese dipende dalla gente. Certamente dobbiamo capire che il mondo è diverso, che non dobbiamo pensare di riportare il paese com’era vent’anni fa, non avrebbe senso. Questa bella storia, però, mi ha dato coraggio per portare avanti altri progetti, se c’è un bell’esempio allora è giusto guardarlo e seguirlo».