Laureato col massimo dei voti escluso dal dottorato di ricerca: «Perché sono troppo “vecchio”»
Sassari, la protesta di un 36enne: «Il mio ritardo causato da problemi di salute. Il limite di età è discriminatorio»
Sassari Trecentosessantacinque giorni che fanno la differenza. Su sogni, ambizioni, progetti di vita. Mai come in questa vicenda la frase “diritto allo studio negato” potrebbe apparire più calzante. Perché se è vero che da una parte ci sono delle chiare e consolidate “norme” previste da un bando, dall’altra c’è il sacrosanto diritto di un bravo studente a veder riconosciuti i propri meriti. Che invece, nel caso del 36enne Giovanni Maria Tamponi, sono stati surclassati «da un limite di età discriminatorio». Originario di Tempio Pausania, laureato all’Università di Sassari col massimo dei voti, Tamponi – il cui percorso di studi si è protratto più del dovuto per gravi problemi di salute (tutti ampiamente certificati) – si è visto rigettare dalla Regione la richiesta di deroga al limite anagrafico per poter accedere alla borsa di dottorato di ricerca (in “Studi letterari, storici e culturali”).
«Il bando – racconta – prevede un limite di età di 35 anni, io ne ho 36 e questo ha determinato la mia esclusione. Ho presentato istanza di deroga, richiamando principi costituzionali ed europei di uguaglianza e non discriminazione, ma la Regione ha rigettato la mia richiesta sostenendo che il vincolo deriva dai regolamenti comunitari». Comprensibile l’amarezza del 36enne che, dopo aver vissuto un periodo molto difficile, si è rimesso in carreggiata con lo studio e ha recuperato tutti gli esami e con ottimi risultati arrivando addirittura a laurearsi con il voto di 110 e lode. Ma tutto questo non è bastato.
I sacrifici non sono serviti a permettergli di esaudire un sogno, di raggiungere i suoi obiettivi. «Il punto più paradossale – racconta Giovanni – non è nemmeno il mio ritardo dovuto a motivi di salute, ma un principio di fondo: in Italia, oggi, uno studente non può iscriversi all’università quando vuole. Se una persona si iscrive, ad esempio, a 31 anni, magari per motivi di salute, familiari, economici o lavorativi, e riesce comunque a laurearsi nei tempi stabiliti e con il massimo dei voti, non potrà mai accedere a un dottorato, perché ha superato la soglia dei 35 anni fissata dalla Regione e dall’Unione Europea».
In altre parole, il diritto allo studio non è più legato al merito, ma a un criterio anagrafico arbitrario che esclude tutti coloro che hanno avuto percorsi non lineari. «È come dire che lo studio e la ricerca appartengano solo a chi ha avuto il privilegio di potersi iscrivere all’università a 18 o 19 anni senza ostacoli. E trovo inaccettabile che fondi pubblici ed europei, nati per promuovere inclusione, pari opportunità e riduzione delle disuguaglianze, vengano usati per stabilire chi “merita” di studiare e chi no, sulla sola base dell’età». Il 36enne pone una questione che, come lui stesso ha voluto puntualizzare nella sua testimonianza, interessa moltissime altre persone: «Oggi non parlo solo a nome mio ma a nome di chiunque, per mille motivi diversi, abbia iniziato tardi il percorso universitario e si veda negata la possibilità di accedere al livello più alto di istruzione: il dottorato di ricerca». Facendosi portavoce di chi vive una medesima condizione, Giovanni Tamponi chiede tre cose in particolare: «Che la Regione Sardegna e il Governo rimuovano il limite anagrafico, sostituendolo con criteri basati su merito e capacità. Che le istituzioni europee vigilino affinché i fondi Fse+ (fondo sociale europeo plus ndc) non vengano usati come strumenti di esclusione e, infine, che si apra un dibattito pubblico sul reale significato del diritto allo studio, che deve essere garantito a tutte e tutti, indipendentemente dall’età anagrafica». © RIPRODUZIONE RISERVATA