Un futuro green per l’ex cementificio di Scala di Giocca: il distretto hi-tech con idrogeno verde piace ai Comuni
Protocollo d’intesa tra le amministrazioni di Muros e Ossi e la Roncelli srl
Sassari Un polo tecnologico con impianti fotovoltaici e di produzione idrogeno verde per riqualificare l’area del cementificio alle porte della città e le cave circostanti. Aree dismesse dolorosamente, con gli ultimi lavoratori che hanno cessato l’attività nel 2012 chiudendo un’avventura cominciata negli anni Cinquanta e lasciando alla vista di chi arriva in città dalla 131 la vista di un rudere ogni giorno più decadente. L’operazione, che ancora deve passare i filtri delle relative autorizzazioni regionali, coinvolge i comuni di Muros e Ossi, proprietari di 90 ettari ciascuno del sito interessato dal progetto, e la società lombarda Gruppo Roncello Capital srl: il protocollo d’intesa è stato approvato dai due consigli comunali e verrà firmato ufficialmente il primo di dicembre in una cerimonia in programma nell’auditorium di Muros.
Il progetto
La questione delle autorizzazioni è per ora rinviata alla Regione, che dovrà pronunciarsi nei prossimi mesi. Per adesso il progetto è stato accolto favorevolmente da entrambe le amministrazioni, che sono andate al voto in consiglio comunale dopo averlo illustrato alla popolazione durante un’assemblea pubblica. L’intervento prospettato fa parte del progetto LAND.ITALY portato avanti dalla Roncalli in tutto il territorio nazionale e che prevede «il recupero e la rigenerazione urbana di oltre 4.500 ettari di aree industriali dismesse e degradate, attraverso la creazione di distretti tecnologici capaci di promuovere attività economiche innovative e attrarre nuovi investimenti, supportati da infrastrutture energetiche evolute, in una logica ecosistemica orientata ai principi di economia circolare, sostenibilità ambientale e transizione energetica e digitale». L’intervento prevede anche importanti investimenti compensativi nei territori comunali interessati e, in una seconda fase, anche la riconversione del cementificio, che è stato dissequestrato poco tempo fa e dovrà essere acquisito per diventare un centro servizi.
Le reazioni
«Un’area alla quale Muros e tanti muresi sono legati e che nel corso degli anni ha rappresentato un punto di riferimento per l’economia locale. Come già ho sottolineato nell’assemblea pubblica lo scorso sabato non si tratta di un ecomostro o di un mero edificio. Per la nostra comunità è molto di più. Contribuire, come amministratori, alla riuscita del progetto e appoggiarlo, è motivo di orgoglio oltre che una bella sfida – dice il sindaco Federico Tolu – In attesa della firma, abbiamo così deciso di portarci avanti approvando all’unanimità il protocollo». Il Comune di Ossi nella sua pagina Facebook parla egualmente di “momento storico” e di un «percorso di riconversione di una vasta area industriale e che può generare importanti ricadute economiche e occupazionali, con nuove opportunità sia per figure tecniche e specializzate sia per professionalità di medio livello».
La storia
Il cementificio di Scala di Giocca fu costruito nel 1956 e inaugurato nel 1957, aveva lo scopo di soddisfare le richieste di cemento del nord Sardegna e rilanciare un’area economicamente depressa come quella di Sassari. Quasi mille operai, molti dei quali risiedevano nelle vicine palazzine a loro dedicate ed egualmente visibili dallo svincolo che dalla 131 porta a Ossi, lavoravano in questo cementificio negli anni ’60 e ’70, alcuni dei quali ospitati con le famiglie nelle vicine case di servizio. Le due cave “Cane Chervu” in agro di Muros e “Su Padru” in agro di Ossi erano legate strettamente alla produzione del cemento. Il grande impianto si espande in una area complessiva di 80mila metri quadri. E non a caso si trova lungo la linea ferroviaria sulla quale esisteva già la piccola stazione di Scala di Giocca: l’ideale per caricare e trasportare il materiale prodotto a spasso per l’isola.
