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Tribunale

Sassari, giovane panettiere morì sul posto di lavoro: il titolare assolto dopo otto anni

di Luca Fiori
Sassari, giovane panettiere morì sul posto di lavoro: il titolare assolto dopo otto anni

Camillo Scanu, padre di tre figli, era deceduto nel 2018 e la Procura aveva aperto un’inchiesta

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Sassari È stato assolto perché “il fatto non sussiste” il titolare del panificio-pasticceria di Predda Niedda, a Sassari, finito a processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Camillo Scanu, il trentenne padre di tre figli, deceduto nel 2018 nel laboratorio dove lavorava da tempo. A emettere la sentenza è stata i giorni scorsi il giudice Marta Guadalupi, al termine di un procedimento durato anni e segnato da due opposte consulenze tecniche sulla salubrità dell’ambiente di lavoro.

Il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputato un anno di reclusione, ma la ricostruzione della difesa – supportata dalla prima perizia effettuata pochi giorni dopo il decesso – ha convinto il giudice ad assolvere il datore di lavoro. La morte di Scanu, avvenuta per un improvviso scompenso cardiaco, aveva portato la famiglia a chiedere chiarezza su ciò che potesse aver provocato il collasso del giovane panettiere.

La moglie si era rivolta all’avvocato Antonello Piana e la Procura della Repubblica aveva aperto un fascicolo, iscrivendo il titolare nel registro degli indagati. Una prima consulenza dell’Ats, eseguita appena una settimana dopo il decesso, non aveva rilevato alcuna irregolarità nelle condizioni di lavoro né criticità nell’impianto di aerazione, spingendo inizialmente la Procura a chiedere l’archiviazione. La famiglia però non aveva condiviso questa conclusione e il gip aveva accolto l’opposizione, disponendo la prosecuzione delle indagini. Il fascicolo era così passato a un nuovo pm, che aveva disposto una seconda perizia.

In questo nuovo accertamento erano emersi dubbi sulla temperatura del laboratorio, descritta come molto alta, e sulla quantità di ore che Scanu trascorreva in uno spazio definito «angusto», circa 20 metri quadrati. Il consulente aveva inoltre segnalato che il sistema di aspirazione della friggitrice aspirava solo una minima parte dei vapori prodotti. Sulla base di questi elementi, il pm aveva formulato l’imputazione per omicidio colposo, contestando anche la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. In aula erano stati ascoltati un carabiniere della sezione Radiomobile intervenuto quel giorno e un tecnico dello Spresal.

Quest’ultimo aveva riferito delle criticità dell’impianto di aspirazione, ma la difesa – rappresentata dagli avvocati Bachisio Basoli e Fabiana Ledda – aveva ribattuto che lo Spresal non disponeva di strumenti idonei a misurarne l’effettiva efficienza. Gli avvocati avevano inoltre sottolineato come la prima consulenza, svolta immediatamente dopo il decesso, avesse certificato che tutto era a norma, mentre l’accertamento richiesto dal pm era stato effettuato a un anno di distanza, senza poter restituire un quadro affidabile delle condizioni reali del laboratorio al momento del malore. Un altro elemento emerso nel dibattimento riguardava la visita del medico del lavoro: Scanu non era stato sottoposto all’ultima visita prevista un mese prima del decesso, l’ultima risaliva al 2016. Per la parte civile, quell’esame avrebbe potuto rilevare una sofferenza cardiaca preesistente. Al termine del processo, il giudice Guadalupi ha però ritenuto insussistenti le responsabilità penali del titolare del panificio, assolvendolo. All’uscita dal tribunale, il panettiere ha commentato con sollievo: «Finalmente dopo sei anni è stata fatta giustizia e chiarezza su questa triste vicenda».

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