La Nuova Sardegna

L’emergenza

I bulli fanno i forti con i deboli: ma le vittime devono denunciare

di Sara D’Arco*
I bulli fanno i forti con i deboli: ma le vittime devono denunciare

Bullismo e cyberbullismo in aumento, complici i social: la fascia d’età più colpita va dagli 11 ai 13 anni

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Bullismo e cyberbullismo sono una realtà molto presente nel mondo adolescenziale. Si ritiene che siano fenomeni in aumento facilitati dall’uso dei social media. Le vittime più comuni sono i più piccoli, quelli che presentano differenze fisiche, culturali e sociali che vengono tuttavia emarginati e senza difese amicali. Il bullismo diventa cyberbullismo quando si amplifica il danno attraverso la diffusione online di contenuti offensivi, pertanto è fondamentale l'educazione e la sensibilizzazione da parte delle scuole e delle famiglie per prevenire e contrastare questi comportamenti dannosi. L’adolescenza è un periodo particolare della vita di ognuno di noi con sbalzi di umore, nuove amicizie, cambiamenti del nostro corpo, relazioni e così via. Con il progresso tecnologico è molto più semplice conversare con una persona online ciò ha creato quindi un luogo per lo sviluppo del bullismo nella rete. La fascia d'età più colpita è quella che va dagli 11 ai 13 anni. I piccoli molto spesso sono vittime dei più grandi, sfruttano la timidezza dei soggetti per compiere questi atti di bullismo perché riescono a far risaltare la loro forza per mettersi in mostra. Il ragazzino può scegliere come rispondere a questi atti reagendo prontamente. Spesso il bullo si concentra sul più debole. La diversità riguarda il modo di vestirsi, i difetti fisici, il colore della pelle, le tradizioni e la cultura di ognuno di noi, l'orientamento sessuale, queste caratteristiche per noi possono sembrare “normali” ma per molti è un motivo per compiere soprusi sulle persone interessate. Il bullismo porta ad aggressioni verbali che possono peggiorare in un'aggressione fisica: le vittime, in alcuni casi, dichiarano di aver ricevuto botte, spintoni, calci e tirate di capelli. Con il cyberbullismo, invece, il molestatore si serve di una comunità di internauti per diffamare e diffondere immagini o video che vanno a deridere la vittima. Per sfuggire a questi eventi bisogna sempre parlarne con gli adulti. Il bullo non agisce mai da solo ma sempre in gruppo per sentirsi più forte. La vittima, in alcuni casi, è arrivata al suicidio. In altri compie atti di autolesionismo.

Fra i casi di cronaca internazionali quello di una giovane adolescente americana che raccontò il suo incubo. Il 7 settembre 2012, Amanda Todd caricò su YouTube un video dal titolo My Story: Struggling, bullying, suicide and self harm (La mia storia: lotta, bullismo, suicidio e autolesionismo), nel quale, tramite una serie di flashcard, raccontava la sua esperienza. Cominciò per caso, facendo nuove conoscenze tramite video chat. Durante una conversazione, si fotografò il seno nudo. Dall’altra parte c’era un estraneo che l'avrebbe poi ricattata, minacciando di mostrare la sua foto in topless ai suoi amici a meno che lei non si fosse mostrata di nuovo. Una foto che poi fece il giro del web traumatizzando la ragazza. Cominciarono ansia, depressione acuta e attacchi di panico. La sua famiglia cercò invano di aiutarla, trasferendosi. La ragazza iniziò a fare uso di alcool e droghe. Una situazione che andò degenerando e che portò Amanda a tentare il suicidio ingerendo candeggina, ma si salvò grazie all'intervento tempestivo dei soccorsi.

*Sara frequenta il Liceo Scienze Umane Garibaldi alla Maddalena

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