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La Camarda, schiacciatrice col sorriso

di Guido Piga
La Camarda, schiacciatrice col sorriso

È una delle protagoniste della B1 di volley: «Sono insicura, ma in campo mi trasformo: non vedo l’ora di sfidare Caserta»

14 maggio 2014
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di Guido Piga

OLBIA

Dice di lei: sono un po’ priga, d’estate l’unico sport che faccio è il beach-volley... E meno male, perché se fosse iper-attiva che cosa farebbe sul parquet? Disintigrerebbe le avversarie? Alessandra Camarda è uno dei volti (sorridenti) della bella favola dell’Hermaea, andata sabato scorso ai playoff per la promozione in A2.

Per una vita (sportiva, si intende; ha solo 25 anni) ha fatto il libero, partendo dalla sua Bergamo in A1. Poi, l’anno scorso, a Terracina, ha cominciato a fare la schiacchiatrice. Lì l’ha notata Luca Secchi, il coach dell’Hermaea, e l’ha portata a Olbia. Stesso ruolo, numeri impressionanti.

E ora i playoff?

«Non vedo l’ora che arrivi sabato - dice la Camarda riferendosi a gara 1 contro Caserta, ore 19,30 al Geopalace -. L’attesa è bella, ma, insomma, spero che le giornate passino in fretta...».

C’è molta responsabilità, vero?

«Più che altro, c’è molta voglia di ripagare Olbia. Qui sto benissimo, e non è un modo di dire. La società è fantastica, la migliore in cui sia stata: non ci fa mancare nulla. Il rapporto con i tecnici e le compagne è ottimo. E poi c’è sempre quella motivazione in più dovuta all’alluvione, alla voglia di ripartire che ci ha accompagnati da novembre».

Come hai vissuto quei momenti?

«Io ero a casa, al primo piano, in una traversa di viale Aldo Moro. Onestamente, non mi sono accorta di quello che stava succedendo. Mai l’avrei pensato. Poi piano piano ho appreso il dramma che ci aveva colpito. Alcune compagne e il presidente hanno avuto danni e noi, per tre giorni, non ci siamo allenate. Abbiamo dato una mano, come potevamo. E’ stata un’esperienza molto importante. Perché mi ha dato molto sicurezza».

In campo non sembri insicura.

«In campo si cambia. Nella vita reale sono un po’ pigra, a volte mi abbatto. Ho i miei ritmi. Ad esempio, ho bisogno di dormire otto ore a notte, altrimenti non va. Qualche volta, dopo le partite, siamo andate a ballare: per tre giorni ho vissuto come se avessi il fuso orario... Però in partita sono diversa».

Hai delle abitudini alla Nadal. Prima di ogni giocata, ti pulisci le suole delle scarpe.

«(ride)Sì, lo so. Lo faccio senza accorgermene. A volte il coach ci scherza su, dicendomi: “se vuoi, puliscetele pure in panchina”...».

Lì dove non ti metterebbe mai.

«Se sono una schiacchiatrice, beh, lo devo a lui. Mi ha detto: puoi farlo benissimo. E’ andata bene, credo. Anche merito delle compagne, e di una palleggiatrice come la Sintòni che è l’ideale per me, che non sono altissima (è alta 1,74, ndr)».

Hai detto che a Olbia stai bene. Che cosa ti senti di promettere per sabato prossimo?

«Olbia è l’ideale per fare sport: ci sono poche pressioni. Io, che sono qualche volta negativa, ho sensazioni molto buone. So che abbiamo fatto moltissimo già a raggiungere i playoff per la A2, ma credo che adesso dobbiamo giocarci tutto, senza troppi calcoli. Noi ce la metteremo tutta, speriamo anche di avere il sostegno del pubblico. Sarebbe bellissimo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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