Eurolega, la Dinamo Banco di Sardegna cerca l’impresa con l’Efes
L’ambiziosa squadra turca “bagna” la prima volta sassarese dei biancoblù di Meo Sacchetti nel torneo più prestigioso
SASSARI. Devotion, atto secondo. E stavolta arriva l’Europa che conta. Dopo il ballo delle debuttanti in Russia contro il Novgorod, ecco al PalaSerradimigni una squadra che frequenta da sempre l’Euroleague e vuole finalmente salire l’ultimo gradino. E per farlo l’Anadolu Efes Pilsen si è rivolta a uno dei più grandi coach europei, Dusan Ivkovic: 19 titoli nella sua bacheca di casa, tra i quali una Coppa dei Campioni, un’Eurolega e un titolo mondiale con la Serbia. L’Efes è un po’ la Juventus del basket turco, ha vinto 13 scudetti, 9 coppe di Turchia, 9 coppe del Presidente, ma in Europa ha raccolto proprio poco: una Coppa Korac nel 1996, più la partecipazione alla Final Four di Euroleague nel 2000. Il tutto investendo risorse ingenti (all’Efes sono passati giocatori come Naumoski e Turkoglu. L’anno scorso l’Efes è stata un disastro, è arrivata alle Top 16 chiudendo però con un bilancio di 2-12. Da qui la rivoluzione e l’arruolamento del leggendario “Dusko”. E quest’anno ci risiamo: in prima fila ci sono Real Madrid e Cska Mosca, l’Efes è inserita nella seconda. Parliamo di vittoria finale, giusto per capire chi arriva oggi a Sassari.
Entusiasmo. Alla fine il Banco può continuare a viaggiare sulle ali dell’entusiasmo. Anche davanti a difetti tecnici piuttosto palesi e non inaspettati (se non proprio annunciato), la voglia di andare avanti ha portato la Dinamo a un avvio comunque di tutto rilievo: Supercoppa, due su due in campionato, sconfitta per un canestro in Euroleague. E il successo di lunedì a Pistoia fa arrivare i biancoblù carichi, perché il PalaCarrara è un campo che livella i valori tecnici e fa uscire le altre qualità di un gruppo.
Corazza. Nella prima giornata l’Efes ha battuto il Kazan di White e Langford e chi ha visto la partita racconta soprattutto di una difesa durissima. Già in Russia si è visto che i contatti consentiti sono ben oltre i limiti del campionato e che bisogna giocare e stare zitti, prendere le botte, alzarsi e continuare. Difficile anche non pensare che, a certi livelli, il blasone e l’esperienza non abbiano comunque un peso a livello di arbitraggio. Di sicuro è anche una di quelle occasioni dove una sqiadra può dare tutto senza problemi e non ha bisogno di grandi lavori di psicologia per essere motivata.
I dubbi di Meo. Sanders e Devecchi. Il primo non ha giocato a Pistoia per smaltire i postumi di una botta rimediata a Novgorod, il secondo si è infortunato proprio a Pistoia. Dato che sono i due titolari dello spot numero 3, non è un problema di poco conto. Soprattutto perché con loro in campo il Banco può difendere in un certo modo e Meo Sacchetti come alternativa ha quella di sollevare il quintetto con Brian oppure spremere i tre piccoli (Logan, Sosa e dyson) e metterli in campo assieme. L’altro riguarda il pivot. Cusin in campionato non ha praticamente messo piede in campo, in Euroleague i suoi centimetri si sono subito dimostrati una risorsa molto preziosa e contro il fisico e l’esperienza di Krstic (2,12, 31 anni) torneranno molto utili.
La partita. Può essere l’occasione per la prima svolta dell’anno. Nel senso che battere una squadra così aumenterebbe l’autostima. Dario Saric è la stella emergente, seguito da molti scout Nba, poi ci sono americani navigati come Draper e Jenning, vecchi lupi dell’Europa come Perperoglou. Ancora una volta, la Dinamo giocherà contro una squadra che vuole toglierle il ritmo e chiuderle la transizione. E per questo vuole ricominciare dal primo quarto, devastante, di Novgorod.